Nella savana africana gli elefanti rischiano di scomparire per colpa del bracconaggio selvaggio e della perdita di habitat. Si calcola che l’attuale tasso di declino di questi mammiferi è dell’8% all’anno. A rilevarlo è il primo “Grande censimento dell’elefante” a livello continentale, una ricognizione aerea che ha coperto 463.000 chilometri, durata due anni e finanziata dal miliardario e filantropo Paul G. Allen e sua sorella Jody Allen.
Il censimento è stato lanciato a fine 2013 e i primi voli sono incominciati nel febbraio 2014 sul Parco Nazionale di Tsavi in Kenia. Fino a questo momento sono stati sorvolati 18 Paesi, ma manca ancora il sorvolo di Sud Sudan e Repubblica Centrafricana che dovrebbe effettuarsi entro la fine dell’anno.
Secondo lo studio dei ricercatori di “Elefanti senza frontiere”, sulla base di dati storici disponibili su 15 Paesi, la popolazione di elefanti dal 2007 al 2014 è calata del 30% di 144.000 esemplari.
Complessivamente gli studiosi, tra cui Curt Griffin dell’Università del Massachusetts Amherst e Scott Schlossberg, stimano che la popolazione degli elefanti della savana sia di 352.271 esemplari nei 18 Paesi osservati finora, che costituiscono almeno il 93% del totale in questi Paesi.
Inoltre, nel sorvolo, i ricercatori hanno avvistato l’84% degli elefanti in aree protette e il restante 16% in zone non protette. Nelle prime sono stati avvistati parecchi resti di carcasse avvalorando la tesi che queste specie siano seriamente in pericolo anche all’interno di parchi.
Tali impressionanti dati pertanto evidenziano l’urgenza di un intervento efficace da parte dei governi e delle organizzazioni per la salvaguardia di questa specie in via di estinzione attraverso azioni di prevenzione affinché si ponga fine a questa strage.