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No a muri e barriere: i piemontesi accolgono i delegati di Terra Madre nelle proprie case

La solidarietà chiama e i piemontesi rispondono, accogliendo quanto a marzo dello scorso anno Carlo Petrini, presidente di Slow Food, aveva chiesto ai cittadini e cioè di mettere a disposizione le proprie case per ospitare i delegati dell’edizione 2016 di Terra Madre Salone del gusto. I piemontesi hanno prontamente messo a loro disposizione 1000 posti letto, di cui 150 a Torino e il resto nelle province vicine. Si tratta di una bella risposta di inclusione e solidarietà sociale, come dichiara lo stesso presidente di Slow Food: «Oggi, in un momento in cui si ergono muri invece di costruire ponti, e in una situazione in cui dominano ancora la diffidenza e l’odio verso lo straniero e verso l’estraneo, come sottolineato dai tragici fatti di queste ore, ecco che io sento di poter dire che sì, come si suol dire, “la paura fa 90”. Ma la gentilezza, l’accoglienza, la condivisione, fanno 1.000».

L’evento avrà una durata di 5 giorni in cui cuochi, agricoltori, pastori, pescatori, produttori ed educatori provenienti dalle zone più disparate del mondo metteranno in comune con i loro ospiti piccoli gesti, tradizioni del proprio Paese, condividendo conoscenze e favorendo i rapporti interculturali. Slow Food ha realizzato il suo progetto chiedendo anche alle associazioni di categoria di collaborare e infatti Coldiretti sarà in prima linea – come peraltro fa già dalla prima edizione di Terra Madre del 2004 – accogliendo circa 300 delegati. Inoltre, per la prima volta in occasione dell’evento ci sarà anche la Confederazione italiana agricoltori che a sua volta ha messo a disposizione 200 posti letto.

Quindi dal 22 al 26 settembre i delegati dei vari Paesi del mondo metteranno in condivisione con il pubblico esperienze e tradizioni, e ciascuno di loro parlerà della biodiversità della propria terra di provenienza nel Parco del Valentino e nell’area assegnata ai Presìdi Internazionali di Slow Food, dove si terrà l’evento.

Carlo Petrini, entusiasta dei risultati ottenuti, loda lo spirito di accoglienza dimostrato dai piemontesi nei confronti dell’iniziativa e verso «la grande rete delle comunità del cibo, una grande famiglia fatta di storie, di volti e di mani che, in 170 Paesi in tutto il mondo, lavorano e combattono per garantire cibo buono, pulito e giusto, non soltanto a noi, ma soprattutto ai nostri figli». Perché, conclude, «è una famiglia di cui tutti facciamo parte, visto che il diritto al piacere del cibo vero è un diritto che ci rende tutti fratelli, e fa di tutti noi i protagonisti di un cambiamento necessario».

 

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Redazione