Nel 1971, nell’Introduzione di una raccolta di testi di Bob Dylan, Fernanda Pivano racconta i primi dieci anni di attività musicale e poetica del cantautore del Minnesota: gli inizi ispirati a Woody Gurthrie, il viaggio a New York e le battaglie per i diritti civili, l’incontro tra il folk e il rock-and-roll, i primi accenni intimistici e lirici, il grave incidente in motocicletta e il silenzio forzato, il ritorno sul palcoscenico e la difficoltà di rinnovarsi, le dure critiche di chi lo accusava di aver abbandonato l’impegno civile e di essersi arricchito e imborghesito.
“Forse l’aspetto più interessante di questa contestazione fu l’ennesima constatazione del fenomeno, tipico in America, della velocità di consumo degli eroi popolari. Bob Dylan si ritrova a 30 anni, dopo un periodo di celebrità quasi insopportabile, a essere contestato dalle stesse minoranze che anni fa lo avrebbero acclamato; e il suo destino non è diverso a quello toccato ad altri eroi popolari (…)”.
Eppure, quarantacinque anni dopo, possiamo rallegrarci per l’assegnazione del premio Nobel per la letteratura a Robert Zimmerman, l’indisciplinato ragazzo che nel 1962 ha preso il nome di Bob Dylan in onore del poeta Dylan Thomas. La motivazione dell’Accademia di Svezia è a dir poco “riduttiva”, per l’attribuzione di un premio tanto importante: Dylan ha “creato nuove espressioni poetiche nella grande tradizione musicale americana”. In realtà c’è ben altro e, per nostra fortuna, lui stesso ha reso difficile trovare parole adeguate per descrivere compiutamente la sua opera.
Bob Dylan è stato molto più di un “eroe popolare” – come scriveva la Pivano – e la sua creatività ha sempre rifuggito ogni rigida classificazione. Folk, blues, rock, country and western, diritti civili, ecologia, protesta urbana, intimismo, solitudine, disperazione e altro ancora si sono incontrati e intrecciati nel suo percorso.
Abbandoniamo, quindi, ogni riduttiva definizione e per comprendere Dylan affidiamoci ad alcune sue affermazioni del lontano 1964 quando, riaffermando la sua adesione alle battaglie per i diritti civili precisava: “Non faccio parte di nessun Movimento (…) Non posso avere gente intorno che stabilisce per me delle regole. Io faccio un mucchio di cose che nessun movimento mi permetterebbe di fare”. In un’altra intervista sostenne: “Faccio della musica, scrivo delle canzoni. Ho una certa visione delle cose e penso che tutto dovrebbe avere un certo ordine. E basta”. Un irregolare, in definitiva, preoccupato, prima di ogni altra cosa, di non essere bloccato “come una farfalla trafitta da uno spillo”.
Per questo, oggi, ci piace festeggiare il Nobel assegnato a Bob Dylan ripubblicando il testo di una sua indimenticabile canzone del 1965 Like a rolling stone nella traduzione italiana di Stefano Rizzo tratta dal volume Bob Dylan, Blues, ballate e canzoni, Newton Compton Roma 1972.
Come una pietra che rotola
Un tempo vestivi così bene
gettavi una moneta ai pezzenti nella tua primavera
non è vero?
la gente ti gridava attenta ragazza
finirai col cadere
ma tu pensavi che
ti prendevano in giro
ridevi ti divertiva
la gente che cercava di stare a galla
ora non parli più così forte
ora non sembri più così fiera
ora che devi racimolare
il tuo prossimo pranzo
come ci si sente
come ci si sente
a essere senza casa
una completa sconosciuta
come una pietra che rotola
sei stata nelle migliori scuole
d’accordo miss solitaria
ma sai che ti piaceva
ti ubriacavi soltanto
nessuno ti ha mai insegnato
a vivere per la strada
e ora ti ci dovrai
abituare
dicevi che non avresti mai trattato
con il vagabondo misterioso
ma ora ti rendi conto
che lui non vende alibi
e tu guardi nel vuoto dei suoi occhi
e chiedi vuoi che
ci mettiamo assieme
come ci si sente
come ci si sente
a essere per conto proprio
senza sapere dove andare
una completa sconosciuta
come una pietra che rotola
non ti sei mai voltata a vedere la fronte aggrottata
dei giocolieri e dei pagliacci
quando tutti facevano trucchi per te
non hai mai capito che non è bello
che non dovresti lasciare che gli altri
ti divertano
andavi a spasso sul cavallo cromato
con il tuo diplomatico
che portava sulla spalla un gatto siamese
non è duro adesso scoprire
che non era come lui ti diceva
adesso che ti ha portato via ogni cosa
che poteva rubare
come ci si sente
come ci si sente
a essere per conto proprio
senza sapere dove andare
una completa sconosciuta
come una pietra che rotola
la principessa sulla guglia
e tutta la gente graziosa
bevono e pensano
che ce l’hanno fatta
si scambiano doni preziosi
ma tu faresti meglio
a prendere il tuo diamante
faresti meglio a impegnarlo
ti divertiva tanto
napoleone in stracci
e il linguaggio che usava
va da lui adesso ti chiama
non puoi rifiutarti
quando non hai più niente
non hai niente da perdere
sei invisibile adesso
non hai segreti da nascondere
come ci si sente
come ci si sente
a essere per conto proprio
senza sapere dove andare
una completa sconosciuta
come una pietra che rotola
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