Nonna Irma vive da sempre a Noventa Vicentina, ha provato la triste esperienza della guerra, è rimasta vedova a 26 anni con tre figli da crescere e oltretutto ha subìto la perdita di una di loro. Oggi ha 93 anni e una forza vitale che qualunque trentenne le potrebbe invidiare.
Parla di lei, in un’intervista a Repubblica, la nipote Elisa Coltro che ribadisce quanto Irma Dallarmellina abbia sempre amato la vita e non si sia fermata mai, qualunque cosa sia accaduta. Come abbia sempre aiutato la famiglia e chi le stava vicino, aggiungendo commossa: «Per me è sempre stata un esempio».
Sempre Elisa racconta come abbia avuto inizio la nuova avventura di nonna Irma: conosceva infatti da tempo una coppia vicentina, marito e moglie, che ogni anno si reca in Kenya per portare aiuto a un orfanotrofio fondato da un giovane missionario vicentino, Don Remigio (che attualmente ha più o meno l’età di Irma). La moglie aiuta i piccoli orfani, il marito si presta a fare piccoli lavoretti di manutenzione dell’edificio dell’orfanotrofio e dall’Italia Irma stessa li aiutava come poteva, con offerte e parole di incoraggiamento.
La dolce nonnina quest’anno ha deciso che non erano più sufficienti le sole offerte e le parole così ha preparato il suo trolley rosso, ha reclutato la figlia (la mamma di Elisa), ha impugnato il suo bastone di sostegno ed è partita alla volta di Nairobi per offrire le sue mani ai bambini dell’orfanotrofio. Si fermerà tre settimane ma non è ancora detto che non protragga la sua permanenza, date la vitalità e la forza d’animo che la contraddistinguono.
Ci pare di sentirla dire, con la sua cadenza veneta: «È ora di smettere con le parole, ci vogliono i fatti. E i fatti si possono fare anche a 93 anni, mica come i “zòveni” di oggi».
Dopo diverse ore di viaggio, una volta giunta a destinazione, Irma – che in Kenya si sposta con jeep e pulmini locali – ha voluto recarsi immediatamente in ospedale a trovare Don Remigio e subito dopo i bambini ricoverati. Poi è stata accompagnata all’orfanotrofio dove è stata accolta con gioia perché attesa con vero desiderio. A casa ha inviato solo alcune foto e un messaggio vocale, dato che le comunicazioni sono difficili: «Sto bene. Il viaggio è stato lungo, ma sono già operativa. E sono felice».
Elisa non nasconde il suo orgoglio parlando di nonna Irma ed è comprensibile: viene infatti da pensare a quante volte noi parliamo di aiuto, di quante volte crediamo che sia sufficiente fare donazioni e avere la coscienza pulita senza mettersi in gioco in prima persona. Irma è un esempio per tutti i volontari (e sono tanti) che si adoperano per gli altri, per i più poveri e i più sfortunati. Imitarla sarebbe un atto di coraggio e di consapevolezza, sarebbe tirarsi su le maniche e fare qualcosa.