Al tempo di una politica sempre più autoreferenziale e interessata solo alla gestione del potere, per fortuna c’è ancora chi ha il coraggio di accollarsi l’onere e l’onore del contrasto alle diseguaglianze e dell’impegno per la giustizia sociale.
Il 17 gennaio a Roma è stata presentata Numeri Pari, “una rete contro le disuguaglianze, per la giustizia sociale e la dignità” promossa da Gruppo Abele, Libera, Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA) e Rete della Conoscenza. In prima linea l’infaticabile don Luigi Ciotti che in proposito ha dichiarato: “Abbiamo il dovere di alzare la voce quando in molti scelgono un prudente silenzio: non vogliamo un’Italia e un’Europa a doppia corsia, da una parte le élite e dall’altra poveri, migranti, giovani”.
Nel comunicato stampa si legge che “la rete dei Numeri Pari ha come obiettivo il contrasto alle disparità e alle disuguaglianze sociali, a favore di una società più equa, fondata sulla giustizia sociale e ambientale. Si impegna a rafforzare l’azione tra ‘eguali’ nei territori, costruendo iniziative locali che uniscano tutte le forze delle diverse organizzazioni e dei cittadini disponibili a impegnarsi in azioni e interventi concreti, dando luogo a significative sperimentazioni che forniscano idee e gambe per un effettivo welfare municipale. La rete non pretende di generare una nuova struttura, ma promuove il coordinamento di quelle esistenti”.
Numeri Pari articola la propria azione attraverso Nodi Territoriali “composti dai soggetti aderenti che, in maniera autonoma, portano avanti attività, vertenze e progetti sui territori, condividendo a livello nazionale l’impegno e gli obiettivi definiti dal documento base promosso da tutti i soggetti della rete”.
Questa nuova organizzazione, senza avere connotazioni confessionali, si richiama esplicitamente al messaggio di papa Francesco e al suo invito “a mettere l’economia al servizio dei popoli”, “costruire la pace e la giustizia” e “difendere la Madre Terra”.
Di seguito uno stralcio del documento che chiarisce l’impegno della rete; il testo integrale può essere consultato alla pagina web.
Vecchie e nuove povertà: quali interventi?
– L’intervento sulle “vecchie” povertà tradizionali, che già conoscono la vita di strada, costituisce l’ambito più “collaudato” dell’esperienza dei servizi. Per i “senza tetto” la risposta ai bisogni inevasi essenziali, costituita da mense e dormitori, pubblici e del non-profit, costituisce una “rete” che, pur insufficiente, è dotata di un coordinamento, di una riflessione tecnico-operativa e di una prassi consolidata che, in alcune città metropolitane in particolare dove il fenomeno si concentra, sta cercando di mettere in atto livelli essenziali di assistenza nella carenza e nella precarietà degli interventi predisposti. Quale progettazione per il reinserimento sociale, rivolto al superamento della condizione di esclusione, rimane il problema non ancora assunto se non in termini sporadici ed eccezionali.
– L’intervento sulle nuove povertà, vulnerabilità e marginalità, rivelandosi una necessità più recente, ha colto più impreparate non solo le Amministrazioni che hanno dovuto fare da primo interfaccia alle situazioni di indigenza, ma anche le stesse organizzazioni di non-profit. Come evitare la deriva sociale e la condizione di progressiva marginalità di chi per esempio ha perso il lavoro, sta perdendo di conseguenza la casa, e rischia di mettere a repentaglio la convivenza dell’unità familiare, costituisce una problematica che conserva ancora marcate valenze preventive e non costringe ad un intervento dalle caratteristiche solo e meramente riparative. Impedire l’esecutività di uno sfratto, promuovere un passaggio da casa a casa dignitoso o attivare processi di mediazione fra il conduttore dell’ immobile e la proprietà al fine di garantire l’abitazione per la famiglia, consente di attivare molto di più le energie e le responsabilità di quel nucleo, coinvolgendolo in iniziative di vario tipo.
Proprio nella denuncia e nella proposta di modalità più costruttive di intervento i Numeri Pari dovranno saper affermare quegli elementi di discontinuità nell’approccio alle politiche sociali che permettono una radicale inversione di tendenza, ci riferiamo in particolare a:
– “Sfratti zero” dovrebbe porsi come l’obiettivo di un impegno di contrasto alle nuove povertà, come prima occasione di un’attivazione nei territori, col coinvolgimento del volontariato, dell’associazionismo e della cooperazione sociale (ma non solo), nella definizione di progetti intorno alle necessità di una realtà locale, che appaiono evidenti ai cittadini, ma non sono state ancora raccolte e tantomeno risolte.
– “Adeguamento del Fondo Nazionale Sociale” per la diffusione dei servizi sociali e l’affermazione su tutto il territorio nazionale dei Livelli Essenziali di Assistenza, senza discriminazioni regionali e locali.
– Investimento sull’infanzia con una maggiore promozione all’accesso agli asili nido e alla pre-scolarità per i bambini delle famiglie svantaggiate e donne sole. Legge nazionale sul diritto allo studio che garantisca a tutti gli studenti effettive uguali opportunità.
– “Istituzione del reddito di dignità”, che metta finalmente al passo anche l’Italia con tutti gli altri Stati dell’Unione Europea, di cui abbiamo fino ad oggi ignorato il richiamo. Si tratta non solo di superare lo “spezzatino” delle tante ma insufficienti, e a volte contraddittorie, misure assistenziali. Il significato del reddito di dignità è più ampio: unisce a un doveroso atto di giustizia sociale l’occasione di riconnettere le risorse individuali e familiari alle esigenze scoperte delle comunità locali, restituendo protagonismo e autorevolezza sociale alle persone che vivono una condizione di marginalità e rischiano la deriva dell’emarginazione e della completa deprivazione sociale.
– “Spesa sociale fuori dal patto di stabilità”, proposta già avanzate dalle reti e campagne sociali in questi anni, è la condizione necessaria per mettere in condizione Comuni e Enti Locali ad investire nelle politiche sociali, ridurre le disuguaglianze, sostenere esperienze innovative e co-progettazioni.