Ne abbiamo scritto il 6 ottobre: il nuovo rapporto dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) “Uno sguardo sulla società 2016 – Riflettore sui giovani” ci informa che la percentuale di giovani italiani non occupati né impegnati in percorsi di istruzione o formazione (NEET) raggiunge il 27%, il secondo posto più alto dopo la Turchia.
Ma in Italia ci sono anche altri indicatori sociali che destano preoccupazione quali il basso livello di competenze alfabetiche e numeriche dei nostri giovani, il basso tasso di fertilità, il rapido invecchiamento della popolazione e l’alta aspettativa di vita, ovviamente l’alta spesa pensionistica; ma anche un basso tasso di fiducia nel prossimo e nelle istituzioni.
Un solo indicatore positivo: il basso tasso di suicidi rispetto alla media Ocse, specialmente tra i giovani. Naturalmente pochi numeri non possono restituirci un’analisi completa del nostro Paese ma servono a renderci consapevoli, in poche battute, delle problematiche con le quali siamo chiamati a misurarci.
Uno sguardo sulla società 2016 – Il riflettore sui giovani
Come si rapporta l’Italia?
L’edizione 2016 di Society at a Glance analizza il benessere sociale e i suoi trend nei paesi Ocse. Il numero di giovani non occupati e non in istruzione o formazione (NEET, dall’inglese “not in empoloyment, education or training”) resta elevato in molti paesi, a seguito della crisi: il rapporto si focalizza principalmente su questo gruppo di giovani, esaminando le caratteristiche di coloro che più sono a rischio, assieme alle politiche che possono aiutare ad affrontare tale sfida. Questa edizione include, inoltre, nuovi indicatori statistici specifici sui giovani, in campi quali la formazione di nuove famiglie, l’autosufficienza, il reddito, la povertà, la salute e la coesione sociale.
LA SITUAZIONE DEI NEET
In Italia, la proporzione di giovani non occupati e non in istruzione o formazione (NEET) è aumentata considerevolmente durante la Grande Recessione. Prima del 2007 il tasso di NEET in Italia era già alto, attorno al 20%, 4 punti percentuali sopra la media Ocse. Fra il 2007 e il 2014 ha continuato ad aumentare, raggiungendo il 27%, il secondo più alto nell’Ocse dopo la Turchia. Il tasso di NEET ha registrato una modesta riduzione nel 2015, ma resta significativamente sopra i livelli pre-crisi, quasi il doppio della media Ocse (15%).
Come in altri paesi Ocse, la maggioranza dei giovani NEET (60%) non cerca nemmeno un lavoro. Inoltre, le giovani donne sono la parte preponderante fra I NEET, sebbene la loro quota sia scesa dal 60% del totale (composta per la maggioranza da donne inattive) prima della crisi, a circa la metà nel 2014. Tale diminuzione relativa è in parte dovuta al fatto che l’aumento della disoccupazione giovanile, durante la crisi, ha colpito più i giovani uomini che le giovani donne.
Come in tutti i paesi Ocse, il fenomeno dei NEET è più diffuso fra i giovani con bassi livelli di istruzione, rispetto ai giovani più istruiti. Il tasso di abbandono scolastico resta molto elevato in Italia, dove circa il 30% degli uomini e il 23% delle donne di età compresa fra i 25 e i 34 anni non ha un titolo di scuola secondaria superiore, in confronto a una media Ocse rispettivamente del 18% e 14%.
Fra i giovani italiani nati all’estero, il tasso di NEET è più alto di circa un terzo rispetto ai giovani nati in Italia. Tuttavia tale divario è minore rispetto alla media dei paesi Ocse, dove i giovani nati al di fuori dei rispettivi paesi hanno, in media, il 50% di probabilità in più di essere NEET.
PANORAMICA DEGLI ALTRI INDICATORI SOCIALI
Bassi livelli di competenze alfabetiche e numeriche
L’Italia ha la più grande proporzione di giovani con bassi livelli di competenze alfabetiche (20%) e la seconda più alta proporzione di giovani con basse competenze numeriche (26%). Sebbene i giovani abbiano performance migliori degli adulti di età compresa fra i 30 e i 54 anni, ovvero vi sia stato un miglioramento rispetto alle generazioni precedenti, i giovani italiani hanno risultati più bassi in confronto agli altri paesi Ocse.
Bassa fertilità
La fertilità è bassa nei paesi Mediterranei, Italia inclusa, laddove il tasso di fertilità è di 1.4 bambini per donna, ben sotto la media Ocse, pari a 1.7. Il tasso di fertilità italiana è aumentato da 1.2 della metà degli anni 90, ma è rimasto stabile negli ultimi anni segnati dalla crisi economica. L’Italia, tra l’altro, ha la seconda età media più elevata nei paesi Ocse per le donne al primo concepimento, pari a 31 anni nel 2014, 3 anni più elevata rispetto al 1995.
Invecchiamento della popolazione
La popolazione italiana sta invecchiando rapidamente. In Italia nel 2015, vi erano 38 anziani (65 anni di età o oltre) per 100 persone di età compresa fra i 20 e i 64 anni. Tale livello è due volte più elevato che nel 1970 (19%), ma solo la metà di quello stimato per il 2060 (74%). L’Italia ha anche la quota più bassa di giovani di età compresa fra i 15 e i 29 anni, pari al 15%, comparata a una media Ocse pari al 19%.
Alta aspettativa di vita
L’Italia ha la quarta più alta aspettativa di vita fra paesi Ocse dopo Giappone, Spagna e Svizzera, pari a 83.2 anni, 2.6 anni più alta della media Ocse. Normalmente, l’aspettativa di vita varia secondo il genere e altre caratteristiche socio-demografiche (come il livello d’istruzione), particolarmente fra uomini. Le differenze sono meno pronunciate in Italia, dove gli uomini con alti livelli d’istruzione possono aspettarsi solo 4.5 anni di vita in più rispetto agli uomini con bassi livelli d’istruzione, rispetto a una differenza media di 8 anni nei paesi Ocse.
Alta spesa pensionistica
L’Italia spende il 29% del PIL in protezione sociale pubblica – la quarta quota più alta fra paesi Ocse – laddove la media è del 22% del PIL. L’invecchiamento della popolazione provoca una pressione al rialzo sulle spese pensionistiche, che rappresentano il 16% del PIL, la quota più alta fra paesi Ocse.
L’Italia sta migliorando la sostenibilità finanziaria del suo sistema pensionistico, grazie a riforme strutturali di lungo periodo (transizione verso un sistema nazionale a contributi definiti e aumento dell’età pensionabile).
Basso tasso di suicidi
Come nella maggioranza dei paesi Mediterranei, il tasso di suicidi in Italia è abbastanza basso, 6 suicidi ogni 100 000 persone, la metà rispetto alla media Ocse. Come in altri paesi Ocse, i giovani di età compresa fra i 15 e i 29 anni hanno meno probabilità di commettere suicidio, rispetto agli anziani di età superiore ai 70 anni. L’incidenza dei suicidi tra i giovani in Italia è di tre volte inferiore a quella tra gli anziani, e pari alla metà della media Ocse. Gli uomini hanno più probabilità di suicidarsi delle donne, quattro volte di più in Italia, come nella media Ocse.
Basso livello di fiducia
Una società coesa ha bisogno di cittadini che abbiano fiducia gli uni negli altri e nelle istituzioni. Solo il 30% degli Italiani riporta un livello di fiducia negli altri, e il 29% dice di avere fiducia nel governo nazionale. Entrambi i tassi sono sotto la media Ocse (pari, rispettivamente, al 36% e al 42%), e i livelli di fiducia sono addirittura più bassi fra i giovani.