Editoriale

Ong: soccorsi “sospetti”?

Non amiamo le difese per partito preso, tanto meno quelle per motivi di appartenenza. Anzi, siamo convinti che la credibilità e l’autorevolezza vadano guadagnate sul campo, ciascuno debba passare attraverso il vaglio della critica e, se necessario, dell’indagine giudiziaria. Ciò premesso, un tema delicato come il soccorso in mare dei migranti richiede rigore ed equilibrio.

Partiamo dai dati. Il Centro nazionale di coordinamento del soccorso in mare della Guardia Costiera informa che sono 178.415 i migranti soccorsi in mare nel 2016. Di questi 22.885 sono stati salvati da unità militari della missione Eunavfor Med, 13.616 da Frontex, 35.875 dalla Guardia Costiera, 36.084 dalla Marina Militare; 13.888 sono stati salvati da navi mercantili, 9.271 da unità navali appartenenti ad altri soggetti e 46.796 da organizzazioni non governative.

Nei giorni scorsi, al netto delle polemiche politiche di cui preferiamo non far parola, due prese di posizioni hanno segnato il dibattito.

È stato pubblicato dall’agenzia Frontex il Rapporto Risk Analysis 2017, nel quale – tra l’altro – si legge: “È chiaro che le missioni al limite e occasionalmente all’interno del limite delle 12 miglia, in acque libiche, hanno conseguenze non desiderate”.

Il numero uno dell’agenzia, Fabrice Leggeri, esplicita il senso di questa affermazione invitando a rivalutare le missioni di salvataggio al largo della Libia. Fatto salvo l’obbligo di prestare soccorso a chi è in difficoltà, “dobbiamo impedire che gli affari dei network criminali e degli scafisti in Libia siano favoriti dal fatto che i migranti vengono soccorsi da navi europee sempre più vicino alle coste libiche: ciò fa sì che i trafficanti costringano più migranti che in passato a salire sulle carrette del mare, senza abbastanza acqua né carburante”. In altre parole, chi presta soccorso ai migranti in difficoltà ai limiti delle acque territoriali libiche, in modo più o meno consapevole, finisce per “collaborare” con i trafficanti di esseri umani.

Ancora più sferzanti le considerazioni del Procuratore della Repubblica di Catania Carmelo Zuccaro. “Abbiamo evidenze che tra alcune Ong e i trafficanti di uomini che stanno in Libia ci sono contatti diretti, non sappiamo ancora se e come utilizzare processualmente queste informazioni ma siamo abbastanza certi di ciò che diciamo; telefonate che partono dalla Libia verso alcune Ong, fari che illuminano la rotta verso le navi di queste organizzazioni, navi che all’improvviso staccano i trasponder sono fatti accertati”.

Il Procuratore, inoltre, forse sulla base di elementi d’indagine, si avventura in una distinzione tra Ong buone e Ong cattive. “Su Ong come Medici senza frontiere e Save the Children davvero c’è poco da dire, discorso diverso per altre, come la maltese Moas o come le tedesche, che sono la maggior parte”. In ogni caso “per quelle sospette dobbiamo capire cosa fanno, per quelle buone occorre invece chiedersi se è giusto e normale che i governi europei lascino loro il compito di decidere come e dove intervenire nel Mediterraneo”.

Come si usa dire in queste occasioni, è bene che le indagini della Magistratura facciano il loro corso, speriamo in tempi ragionevoli. Nel frattempo dobbiamo fare i conti con le questioni sollevate.

In primo luogo sgombriamo il campo dai moralismi di circostanza. Non molto tempo fa l’Europa ha appaltato al Governo turco, dietro lauto compenso, il blocco della rotta balcanica, senza preoccuparsi affatto né delle condizioni di vita dei migranti nei campi profughi né della loro successiva sorte. Eppure si tratta di molte decine di migliaia di persone. Ora l’Agenzia UE Frontex denuncia scandalizzata la presunta “collaborazione” tra Ong e trafficanti. Classico esempio di doppiopesismo!

Ancora a proposito di moralismi. Qualcuno crede che venire a contatto quotidianamente con un così gran numero di migranti, trasportati da criminali di ogni risma, sia un gioco da educande? Qualcuno può ragionevolmente pensare che in situazioni di questo tipo si possano evitare sbavature, forzature, qualche contaminazione? Questi rischi si accettano consapevolmente, perché migliaia e migliaia di vite umane sono in pericolo.

In terzo luogo, siamo d’accordo che la vera sfida consiste nel fornire un’alternativa sicura e legale a questo enorme e ininterrotto flusso di migranti che, al momento, non trova altra strada se non quella fornita dai trafficanti? Oppure riteniamo che il problema sia nei presunti comportamenti borderline di alcune Ong che, non dimentichiamolo mai, si spendono per la salvezza di esseri umani? Non vorremmo, come ricorda Tommaso Fabbri, capo missione in Italia di Medici senza frontiere, che ridurre la discussione al ruolo delle Ong significhi “distogliere l’attenzione dal vero problema, cioè l’assenza di canali legali sicuri per portar via le persone da situazioni di guerra e violenza”.

In quarto luogo le istituzioni europee e italiane sono in grado di fornire soccorso in mare a tutti coloro che ne hanno bisogno? Possono affermare, in coscienza, che il contributo delle Ong è inutile, dannoso o semplicemente superfluo? Se è così, lo facciano ufficialmente e se ne assumano la responsabilità. Saremmo ben lieti di poter constatare che il livello di impegno delle istituzioni sia cresciuto fino a questo punto. Purtroppo non crediamo che questo accadrà. E qualora accadesse, bisognerebbe prestare molta attenzione che alle affermazioni facciano riscontro comportamenti coerenti.

Le indagini giudiziarie possono essere molto utili per fare chiarezza e, se necessario, punire eventuali colpevoli. Ogni informazione sulle fonti di finanziamento di alcune Ong può gettare luce su zone d’ombra e così rafforzare chi opera nella trasparenza. Ma attenzione, non nascondiamo la vera questione che da anni non riusciamo ad affrontare: accettare le migrazioni, assicurare ai rifugiati un viaggio sicuro e un’accoglienza dignitosa, superare le paure e fare i conti con le diversità.

Per concludere, un ultimo interrogativo. In attesa di nuove regole e strategie di intervento, preferiamo continuare a salvare vite umane, anche correndo il rischio di aiutare involontariamente i trafficanti o smettiamo di prestare soccorso in mare, certi così di non avere contaminazioni con i mercanti di morte? Noi non abbiamo dubbi in proposito!

Vignetta di copertina: Freccia.

 

Published by
Valerio Roberto Cavallucci