Forse qualcuno ricorderà che all’inizio di settembre il principe giordano Zeid Raad al Hussein, Alto Commissario Onu per i diritti umani, a proposito delle intese UE-Libia aveva dichiarato: «Riportare le persone in centri di detenzione in cui vengono trattenute arbitrariamente e torturate è una chiara violazione del principio di non respingimento previsto dal diritto internazionale». Allora, in piena campagna di delegittimazione delle Ong impegnate nel Mediterraneo, quasi nessuno diede peso alla posizione ONU.
Ieri, in occasione della riunione del comitato delle Nazioni Unite a Ginevra, l’Alto Commissario è tornato sull’argomento sostenendo che l’accordo con Tripoli “è disumano e la sofferenza dei migranti detenuti nei campi in Libia è un oltraggio alla coscienza dell’umanità”. Infatti si tollerano le torture “pur di gestire il fenomeno migratorio ed evitare gli sbarchi”. Pesano, naturalmente, le testimonianze raccolte da operatori umanitari, i numerosi servizi giornalistici e televisivi, ma ancor di più, foto e filmati (tra tutti ricordiamo quello diffuso da Cnn) che filtrano dalle “prigioni libiche”.
Inoltre, si sono aggiunte anche le valutazioni ufficiali degli osservatori Onu inviati a verificare sul campo la situazione. “Sono rimasti scioccati da ciò che hanno visto: migliaia di uomini denutriti e traumatizzati, donne e bambini ammassati gli uni sugli altri, rinchiusi dentro capannoni senza la possibilità di accedere ai servizi basilari”. “Non possiamo”, conclude Zeid Raad Al Hussein “rimanere in silenzio di fronte a episodi di schiavitù moderna, uccisioni, stupri e altre forme di violenza sessuale pur di gestire il fenomeno migratorio e pur di evitare che persone disperate e traumatizzate raggiungano le coste dell’Europa”.
Sotto accusa le posizioni assunte dall’Europa (e, quindi, anche dall’Italia): “La politica Ue di assistere le autorità libiche nell’intercettare i migranti nel Mediterraneo”, ha dichiarato Al Hussein, “e riportarli nelle terrificanti prigioni in Libia è disumana. La sofferenza dei migranti detenuti in Libia è un oltraggio alla coscienza dell’umanità”.
Al solito, diverse dichiarazioni di esponenti delle Istituzioni europee hanno assicurato che l’Europa non tollererà abusi. A partire dal presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani che ha annunciato una delegazione europea per “verificare la situazione”; per proseguire con una portavoce della UE che ha solennemente dichiarato, bontà sua, che “i campi di detenzione in Libia devono essere chiusi”, dopo aver precisato – con tono allusivo – che l’Unione già finanzia Oim, Unhcr e Unicef, “parti essenziali del sistema Onu” e “responsabili dell’esecuzione delle politiche migratorie dell’Onu”.
In presenza di queste denunce, anche le parole pronunciate qualche giorno fa in occasione del meeting del Cuamm ‘Medici per l’Africa’ dal “mite” Gentiloni assumono un tono paradossale. “L’Italia è l’unico Paese che ha una politica sui temi migratori decente nell’Europa di oggi”. Forse sarebbe più giusto affermare che l’Italia, fino a qualche mese addietro, ha avuto una “politica decente”; oggi, purtroppo, non è più così. Anzi, anche molti esponenti politici della maggioranza iniziano a prendere coscienza che le scelte del ministro Marco Minniti vanno radicalmente ripensate se l’Italia non vuole rendersi corresponsabile di veri e propri crimini contro l’umanità.