L’orango è una specie in via di estinzione: abita nelle foreste del Borneo e di Sumatra, territori che hanno dato rispettivamente il nome comune di orango del Borneo (che costituisce il 90% della loro popolazione) e orango di Sumatra (il restante 10%).
Non a caso una ricerca pubblicata su Current Biology riporta dati che sono stati definiti scioccanti: nei 16 anni tra il 1999 e il 2015 sono scomparsi solo nel Borneo ben 100.000 esemplari di orango. Una strage, dice il rapporto, causata dall’uomo, dalla deforestazione da olio di palma, dalle miniere, dalle cartiere e dal surriscaldamento globale. Come se non bastasse, l’orango è minacciato anche da veri e propri cacciatori che non sopportano la presenza dei primati vicino alle piantagioni. Infatti l’orango troppo spesso ormai si avvicina alle zone agricole alla ricerca di cibo che non trova nelle foreste, con il risultato che in questo modo viene ucciso.
Va messo in rilievo il fatto che per la specie la foresta è di vitale importanza, dal momento che l’orango trascorre la sua giornata passando da un albero a un altro e che tra i rami costruisce il suo giaciglio dove riposa di notte. Non per niente la sua abitudine a vivere tra gli alberi è all’origine del suo nome: in malese orang-utang significa “uomo delle foreste“.
Purtroppo le foreste dove vive l’orango vengono distrutte a ritmi sempre più elevati; il taglio degli alberi, spesso illegale, è alimentato dalla richiesta crescente di legnami pregiati e dalla richiesta di convertire all’agricoltura e alla produzione di polpa di carta superfici sempre più ampie. Come conseguenza, oggi l’orango sopravvive in piccole e isolate aree forestali ma questo mette a dura prova la sua sopravvivenza a medio e lungo termine.
Va evidenziato anche che, sin dal lontano 1970, il WWF lavora per la conservazione del primate e ovviamente del suo habitat naturale, sia in Borneo che a Sumatra, soprattutto per garantire che le aree protette in cui è relegato siano gestite in modo efficace.
Inoltre, secondo gli ambientalisti, un impegno efficace per la salvaguardia della specie potrebbe essere quello di costruire ponti artificiali che consentano agli esemplari di spostarsi in sicurezza nel loro habitat: una soluzione a breve termine in attesa di dare impulso alla riforestazione senza più distruggere gli ecosistemi.