Se è vero che l’acqua è vita, è altrettanto vero che la mancanza di acqua rappresenta una condanna a morte certa. E non solo perché, come appare ovvio, se non ci dissetiamo rischiamo di morire in pochissimo tempo, ma soprattutto perché se utilizziamo acqua contaminata i rischi per la nostra salute sono altrettanto seri.
Eppure oggi nel mondo una persona su 8, quindi ben 748 milioni di persone, vivono senza accesso all’acqua potabile. A questo dato catastrofico si aggiunge quello che racconta di 2,5 miliardi di individui privi di servizi igienico-sanitari a causa di guerre e catastrofi naturali.
Cambiamenti climatici, conflitti interminabili, carestie ogni giorno provocano l’assenza di acqua e la conseguente morte di migliaia di persone. A tracciare il drammatico quadro è il nuovo report di Oxfam “#Savinglives: emergenza acqua”, diffuso oggi.
«In queste aree di crisi dove Oxfam è al lavoro ogni giorno, intervenire tempestivamente per garantire acqua pulita, servizi igienici e sanitari, o un riparo, può fare la differenza tra la vita e la morte per intere famiglie, spesso costrette a lasciarsi tutto alle spalle e a ricominciare da zero in un altro Paese», spiega Riccardo Sansone, coordinatore umanitario di Oxfam Italia. «Ad oggi abbiamo raggiunto oltre 13,7 milioni di persone nelle più gravi emergenze del pianeta, ma dobbiamo e possiamo fare di più».
A cominciare dalla Siria dove, dopo quasi 6 anni di conflitto, 13,5 milioni di persone dipendono dagli aiuti umanitari; tra queste, 3 milioni hanno accessi insufficienti a cibo e acqua pulita. Oltre 4 milioni gli sfollati interni e circa 4,8 milioni i rifugiati che hanno cercato salvezza in Libano e Giordania, Turchia, Iraq, Egitto. E mentre ogni giorno quasi 7mila siriani sono costretti a lasciare il proprio Paese, ad Aleppo est oltre 275mila persone restano sotto i bombardamenti, con scorte di cibo e acqua in esaurimento.
Ci sono poi altri conflitti, come quello in Iraq, o quelli in Yemen, Sud Sudan e in diverse altre realtà del Mondo, dove l’assenza di acqua uccide. Per far fronte a queste criticità Oxfam è in prima linea e molto ha già promosso non solo in zone di guerra, ma anche in territorio colpiti da calamità naturai come il pericoloso Nino. Ma purtroppo non è abbastanza.
«Una continua corsa contro il tempo per garantire la sopravvivenza delle persone intrappolate nelle zone di conflitto, portando loro acqua pulita e beni di prima necessità e per prevenire allo stesso tempo la diffusione di epidemie», aggiunge Sansone. «In Yemen abbiamo raggiunto quasi un milione di persone nelle aree più colpite dalla guerra, in Sud Sudan siamo riusciti a portare acqua potabile e servizi igienici a oltre 860mila persone, prevenendo la diffusione del colera. Una scommessa che, grazie alla solidarietà di tanti, possiamo vincere anche di fronte a una crisi di enormi proporzioni come quella dell’Africa occidentale nel bacino del lago Ciad. Partendo dalla ricostruzione delle infrastrutture idriche, potremo infatti garantire acqua pulita a un milione e mezzo di persone entro la fine del 2017».
Proprio per poter aumentare la propria capacità di risposta nelle più gravi emergenze del momento, a Natale Oxfam ha deciso di lanciare la campagna #Savinglives.