In Italia, lo sappiamo, esiste un diffuso sentimento di diffidenza rispetto ai vaccini. Campagne lanciate su tutti i media, inviti a vaccinarsi da parte di medici e istituti accreditati, manuali distribuiti nelle farmacie in cui si trova risposta ad ogni domanda, sembrano non convincere del tutto gli italiani che restano scettici mentre, frattanto, malattie che fino a qualche anno fa erano ben contenute, si pensi ad esempio al morbillo, oggi tornano a rappresentare una minaccia con una copertura vaccinale scesa sotto la soglia di sicurezza del 95%.
A peggiorare la situazione arrivano dati sconfortanti direttamente dall’Istituto Superiore di Sanità sulle vaccinazioni contro il Papilloma virus (Hpv): in 2 anni – dal 2013 al 2015 – si è verificato un crollo dal 70% al 56%. Un dato che riguarda le 12enni nate nel 2001 e quelle nate nel 2003, le dirette destinatarie del vaccino.
Dati preoccupanti e confermati da uno dei maggiori esperti dei vaccini per il Papilloma virus, il professor Carlo Maria Stigliano, della Aogoi, l’associazione ostetrici ginecologi ospedalieri italiani e punto di riferimento per la ginecologia in Italia. Dice infatti: «A forza di ripetere notizie false e di far circolare studi fasulli abbiamo fatto sì che le persone smettessero di vaccinarsi», mentre il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ricorda come quello contro il Papilloma virus sia di fatto il primo vaccino contro il cancro che finora l’umanità sia stata in grado di produrre, eppure la disinformazione sta causando danni rilevanti.
A oggi, le donne vaccinate contro il Papilloma virus sono circa un milione e la media italiana, da quando è stato introdotto il vaccino, non ha mai superato il 75%, rispetto al 95% che Ministero, Iss e Oms richiedono come soglia di sicurezza. Una soglia, che ricordiamo, vale anche per gli altri vaccini. Perché tanta trascuratezza o diffidenza? Oltre alla già citata disinformazione il professor Stigliano spiega: «Purtroppo questo tipo di vaccino sconta anche il fatto che le conseguenze più gravi – tumore al collo dell’utero per la donna e al pene o all’ano per l’uomo – si possono manifestare nell’arco di 15 anni e quindi le persone non pensano che sia grave o che sia realistica come ipotesi». Tesi confermata e completata da Salvo di Grazia, medico che, sul suo sito Medbunker, si impegna quotidianamente a contrastare bufale e dicerie soprattutto riguardo i vaccini: «Quello che si fa fatica a far comprendere è che, al di là del tumore, questo virus porta anche altre patologie, come i condilomi all’ano, che sono tumori benigni, e lesioni alla cute, come le verruche».
Come più volte abbiamo ripetuto, il papilloma virus non riguarda solo la popolazione femminile ma anche quella maschile che negli anni può trovarsi di fronte a un cancro al pene o all’ano. Non a caso, infatti, dal gennaio 2017 il Ministero della Salute ha incoraggiato anche i maschi a sottoporsi al vaccino. Data la giovane età in cui bisognerebbe sottoporsi al vaccino – 12 anni – non è possibile pretendere che siano la ragazza o il ragazzo a prendere l’iniziativa, pertanto è piuttosto sconcertante come siano i genitori a sottovalutare il problema.