Crowdfunding / Fundraising

Parco dei Murales: quando la street art diventa strumento di rigenerazione sociale

Dall’inizio della nostra avventura con Felicità Pubblica abbiamo avuto modo di conoscere tante esperienze interessanti, che ci hanno entusiasmato, commosso, reso felici o per le quali abbiamo fatto il tifo con tutte le nostre forze. Quella che abbiamo scelto di raccontarvi nell’approfondimento di crowdfunding di questa settimana è proprio una di queste, che ci sentiamo di sostenere invitando voi lettori a fare altrettanto, anche solo condividendo l’articolo.

Si tratta di una campagna, dal titolo “Ultima opera al Parco dei Murales”, pubblicata nelle scorse settimane sulla piattaforma Meridonare per iniziativa dell’associazione Arteteca e dal suo osservatorio nazionale sulla creatività urbana, INWARD. L’obiettivo è quello di raccogliere 10 mila euro per consentire ai promotori di “organizzare laboratori, attività e interventi sociali sul valore emerso, realizzare la grande opera murale, produrre gadget sull’identità visiva dell’intero Parco dei Murales”, come si legge sulla pagina dell’iniziativa. Il luogo in cui tutto ciò accade è il Parco Merola, un complesso residenziale che ospita 160 famiglia nel quartiere Ponticelli di Napoli Est, ben lontano dai circuiti turistici del centro e dai lussi di via dei Mille.

Ma per comprendere meglio il significato e soprattutto il valore di quello che a prima vista potrebbe sembrare il “semplice” finanziamento di un’opera di street art (e di alcune attività connesse) in un quartiere difficile del Sud, bisogna fare qualche passo indietro per avere una visione d’insieme dell’intervento.

Per farlo abbiamo chiacchierato a lungo con Luca Borriello, direttore Ricerca di Inward, che ci ha accompagnato in un viaggio virtuale (perché a distanza) attraverso il Parco dei Murales (qui il sito), e inutile dirvi che il suo entusiasmo ha conquistato anche noi.

Ma procediamo per gradi. Iniziamo con il dire che il Parco dei Murales è un programma di riqualificazione e di rigenerazione sociale realizzato attraverso la street art, forma di arte alla quale l’associazione guarda con interesse da circa 25 anni. «Attraverso questo progetto siamo riusciti a legare nuovamente la street art alla strada e allo stesso tempo ad innalzarla a un livello superiore, capace di creare risvolti sociali molto positivi», spiega Borriello. «Perché si tratta di una forma di arte capace di attivare legami molto più forti con le comunità locali rispetto a un’opera d’arte che, seppur riqualificando il quartiere, viene calata dall’alto e quindi spesso viene percepita dalla popolazione residente come estranea. I murales proposti, invece, sono stati realizzati sul posto da artisti che avevano un’idea di base ma che l’hanno poi sviluppata nel contesto, attraverso l’interazione e la contaminazione con i residenti».

Lotta al degrado, riscatto sociale, rigenerazione urbana, coinvolgimento, riappropriazione degli spazi comuni: sono solo alcune delle caratteristiche di questo progetto nato nel 2015 e che i promotori sperano di portare a compimento entro la fine del 2017.

Ma come è nato il Parco dei Murales?

Tutto ha avuto origine 2 anni fa grazie a una collaborazione tra l’associazione e l’Unar (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) che ha permesso la realizzazione del primo degli 8 murales che arricchiscono il Parco, realizzato in occasione della Giornata internazionale dei Rom, Sinti e Caminanti. «Alle spalle del complesso edilizio in passato c’era un campo rom che poi è stato sgomberato», ricorda Borriello. «I rapporti con i residenti non sono mai stati idilliaci, ma quello che noi abbiamo voluto far emergere è stata la violenza di questo episodio che ha interrotto i sogni e il processo di integrazione di molte persone, soprattutto bambini che magari avevano iniziato le scuole». L’associazione ha quindi individuato una bambina rom, Ael, e ha affidato all’artista Jorit AGOch il compito di riprodurre il suo viso e i suoi grandi occhi verdi su una facciata del Parco.

«All’inizio non è stato semplice far capire il senso alle persone del posto», prosegue Borriello, «ma poi hanno iniziato a chiamare quella bambina, quel volto che ogni giorno diventava più familiare, la zingarella, dove il vezzeggiativo era già sintomo di accettazione». Questo murale è stato intitolato “Ael. Tutt’egual song’e criature” e il tema che lo contraddistingue è chiaramente quello dell’integrazione. Il titolo dell’opera ricorda un’omonima canzone di Enzo Avitabile che ha donato l’utilizzo del suo pezzo per le attività di promozione del progetto.

A partire dai libri e dalle trottole disegnate ai piedi del murale è invece nata l’idea della seconda opera avente come tema quello del gioco.

Parallelamente all’opera murale, infatti, nel quartiere un gruppo di volontari e operatori ha iniziato a promuovere laboratori creativi e incontri educativi sui temi affrontanti e davanti allo smarrimento mostrato dai bambini nei confronti di un gioco considerato ormai antico come la trottola, si è deciso di puntare l’attenzione sulla “pericolosità” dei giochi elettronici intesa come allontanamento dalla realtà e dal contatto umano.

Ne è nata un’opera realizzata dall’artista toscano Zed1 dal titolo “A pazziella ’n man’ ‘e criature” in cui compare un burattino di legno piegato e spezzato in più punti sotto il peso di una grande consolle. Tra la maschera napoletana e il Pinocchio legato all’origine toscana dell’artista, il burattino sembra sopravvivere a stento alla decomposizione dei giocattoli tradizionali, schiacciati dal peso dei più contemporanei. Una conferma negativa per la perdita del calore e della piccola socialità che a molti ragazzi oggi sfugge, al contrario del mondo virtuale in cui gli stessi ormai sprofondano in un senso di forte irrealtà. Questa opera è stata realizzata grazie al contributo del Rotay Club.

Proseguendo nel tour si incontra il terzo murale (in realtà il quarto ad essere stato realizzato) dal titolo “Lo trattenemiento de’ peccerille” ad opera dello street artist friuliano Mattia Campo Dall’Orto chiamato a cimentarsi con il tema della lettura. «L’artista ha visitato il Parco e ha incontrato diversi residenti per poi sceglierne alcuni da rappresentare sulla parete», spiega Luca Borriello. Tra questi ha scelto due bambini, Rosa e Francesco, che ha riprodotto con un libro in mano mentre a completare il disegno compaiono una serie di personaggi reali del quartiere raffigurati con elementi che li rendono “magici”». Il libro che leggono non è stato scelto a caso, ma si tratta di “Lo Cunto de li cunti” di Giambattista Basile, scritto a suo tempo in un immediato napoletano e regalato, in una sua edizione ridotta, ai bambini del Parco da un nipote dello scrittore durante l’inaugurazione dell’opera. In questo caso vale la pena raccontare uno dei tanti aneddoti riferiti da Borriello: la piccola Rosa, decisamente poco predisposta nei confronti della lettura, si è talmente immedesimata nel personaggio che ora è facile vederla aggirarsi sotto al murale con un volume in mano. Una chiara dimostrazione che, attraverso la lettura (“che ha un’immortalità all’indietro”, come recita una frase di Umberto Eco riprodotta vicino al murale), i bambini possono andare oltre la loro predisposizione “di periferia”, dando spazio ai propri talenti e alle proprie ambizioni.

Il quarto murale è invece dedicato al calcio e nasce dalla speranza dei bambini, mai soddisfatta dalle amministrazioni comunali, di veder nascere un campetto da gioco dove era stato in passato previsto. A rappresentare il sogno dei bambini del Parco Merola ci hanno pensato due street artist siciliani Rosk&Loste realizzando un’opera dal titolo “Chi è vuluto bene, nun s’o scorda”. Due bambini aspettano un pallone che cade dall’alto e indossano le maglie di due squadre, il Napoli e l’Argentina, con un chiaro riferimento all’idolo di intere generazioni, Maradona. Appare evidente che i due calciatori in erba arrivano dal passato e rappresentano i bambini di una volta e quindi i genitori di oggi che hanno il dovere morale di restituire ai loro figli il bene ricevuto durante l’infanzia.

«Così come i bambini del murale attendono il pallone», spiega Borriello, «quelli del Parco aspettano un campetto che finalmente arriverà a primavera, come promesso di recente dall’amministrazione. Quindi, dove non sono arrivate le richieste dei residenti, è arrivata la street art». Interessante in questo caso evidenziare che a finanziare l’opera è stato un privato, la birra Ceres, che ha capito l’importanza del mecenatismo.

Ha come tema quello della maternità, invece, l’ultima opera di cui per il momento si compone il Parco dei Murales: “‘A Mamm’ ‘e Tutt’ ‘e Mamm’”, un intervento firmato da una donna, la street artista italiana La Fille Bertha, grazie al supporto del MiBACT e di SIAE, nell’ambito dell’iniziativa “Sillumina – Copia privata per i giovani, per la cultura” (che consentirà anche la realizzazione della sesta opera murale).

«In contesti simili», ricorda Borriello, «la maternità spesso arriva troppo presto e quindi è vista più come un peso che come un dono». Da qui l’idea di restituirle valore attraverso un murale che raffigura una grande mamma che protegge due bambine sotto il suo vestito e che ricorda la “Madonna della Misericordia”, nota ai pittori quattrocenteschi e famosa nella versione dipinta da Piero della Francesca.

Come dicevamo all’inizio dell’articolo, però, il Parco dei Murales non è ancora completo dal momento che alla fine dell’intervento le opere saranno 8. La sesta opera, che comparirà a breve, ruoterà intorno al tema della solidarietà, mentre il settimo è ancora da decidere, anche in questo caso, con la partecipazione diretta dei residenti impegnati settimanalmente in attività e laboratori.

E’ già stato delineato, invece, l’ultimo dei murales che avrà come tema quello della cura, quindi del rispetto del proprio ambiente, e che sarà realizzato dallo street artista napoletano Zeus40.

Per realizzarlo è stata, dunque, lanciata una campagna di crowdfunding che potrete sostenere se, come noi, vi siete appassionati a questo progetto. E se volete fare di più, andate personalmente a visitare il Parco dal momento che l’associazione, tra le tante iniziative realizzate anche con la collaborazione dei volontari del servizio civile, organizza dei tour per conoscere più da vicino questo straordinario esperimento di riqualificazione urbana e rigenerazione sociale. Inoltre il ricavato andrà alla Cooperativa Arginalia, che favorisce occasioni di lavoro ai giovani di Napoli Est, motivo in più per effettuare la visita nel Parco che è stato inserito tra le mete partenopee degne di nota dallo scalo aeroportuale di Napoli.

Siamo certi, infatti, che quello che vi abbiamo raccontato finora sia solo un briciolo delle storie da conoscere, delle emozioni da vivere e delle esperienze da replicare altrove che si celano nel Parco dei Murales.

Published by
Antonella Luccitti