Nella sezione Avvisi e Bandi sono impegnata a fornirvi informazioni su opportunità, vantaggi, benefici, sostegni che possano essere colte e raccolte per creare “impresa” o meglio “startup” termine che oramai entra sempre più di frequente nelle conversazioni dei giovani (e non solo) italiani.
Ripresa dalla cultura americana, soprattutto della California, questa modalità di “fare impresa” ha fatto breccia anche in Italia integrando buone dosi di creatività a innovatività high tech creando, ad esempio, startup di giovani designer del mobile che sanno usare alla perfezione software elaboratissimi o incredibili ingegneri informatici che si uniscono per creare app sofisticatissime che aiutano nella ricerca dei più svariati servizi utili a migliorare le prestazioni aziendali…i veri eroi del nostro tempo!
Ma l’innovazione non risiede solo nello sviluppo tecnologico, per cui possiamo parlare anche di startup culturali o startup a vocazione sociale in quanto la cosa importante è la “finalità di promozione dell’imprenditoria giovanile” legata all’utilizzo di linguaggi nuovi, al recupero di idee applicate a nuovi contesti e in mille altri concetti che possono esulare (e molto spesso lo fanno) dallo stesso campo tecnologico.
Resta comunque il fatto che il fenomeno delle startup è di grande attualità, è reale e soprattutto in crescita oltre a rappresentare il futuro dell’Italia.
Utile quindi illustrarvi il nuovo Report (Edizione 2017) del Ministero Sviluppo Economico-InfoCamere relativo al II trimestre del 2017, pubblicato sul sito Startup.RegistroImprese.it e realizzato in collaborazione con UnionCamere, che appunto sottolinea come “Al 30 giugno 2017 le startup innovative iscritte nella sezione dedicata del Registro delle Imprese sono 7.394, ben 514 in più rispetto alle 6.880 dello scorso 31 marzo (+7,5%). In questo trimestre, dunque, le nuove imprese innovative varcano per la prima volta la soglia delle 7.000 unità”.
L’articolo pubblicato sul sito del MISE, a commento di questo rapporto, sottolinea che: “…buona parte delle startup analizzate in questo rapporto sono di recente o recentissima creazione. Nello specifico, più della metà delle startup in esame non era stata ancora avviata nel 2015, anno cui si riferiscono gli ultimi dati di bilancio disponibili. Presentando i dati sui bilanci 2016, la prossima edizione di questo rapporto offrirà una panoramica più aggiornata sugli indicatori economici e finanziari delle startup innovative iscritte. Tuttavia, si rilevano interessanti segnali di un rafforzamento dimensionale del fenomeno, quanto meno sul fronte degli addetti: 9.365 all’ultima rilevazione, un incremento complessivo di 696 unità rispetto a fine 2016, che si traduce in un numero medio per impresa in visibile aumento (da 3,25 a 3,6). Gran parte della forza lavoro coinvolta nelle startup italiane è rappresentata dai soci: a fine giugno se ne contavano quasi 30mila (29.651), in media oltre 4 a startup. Considerato che i dati sugli addetti vengono rilevati con un ritardo di tre mesi, è possibile assumere che al 30 giugno la somma di soci lavoratori e addetti abbia già toccato quota 40mila.
Con riferimento alla distribuzione geografica del fenomeno, la Lombardia si conferma essere il principale hub delle startup italiane, con 1.694 imprese iscritte in sezione speciale (22,9% del totale nazionale): l’area metropolitana di Milano da sola ne conta 1.160, più di quante ne siano localizzate nella seconda regione per popolazione di startup, l’Emilia-Romagna (808, 10,9% del totale). Al terzo posto troviamo il Lazio con 719 (9,7%), in gran parte localizzate a Roma (625 startup, 8,5%); seguono il Veneto con 637 (8,6%) e la Campania con 547 (7,4%). La regione con la più elevata incidenza di startup innovative in rapporto alle società di capitali presenti è il Trentino-Alto Adige (1,07%), seguita dalle Marche (0,86%), e, appaiate, da Emilia-Romagna e Friuli Venezia-Giulia (0,72%). La prima provincia per incidenza è Trieste, con 142 startup ogni 10mila società di capitali, che proprio in questo trimestre ha superato Trento (ferma a 136)”.
Per quanto attiene alla distribuzione settoriale, invece, il report evidenzia che “il settore che attrae maggiormente chi avvia una startup innovativa (70,6%) è quello dei servizi alle imprese seguito da industria (19,6%) e commercio (4%). Ma guardando l’analisi delle compagini sociali, questi i dati:
- le startup innovative con una prevalenza femminile sono 991, il 13,4% del totale, contro un’incidenza del 17% se si prende in esame l’universo delle società di capitali;
- le startup innovative in cui almeno una donna è presente nella compagine sociale sono 3.175 (42,9% del totale, quota inferiore a quella fatta registrare dal complesso delle società di capitali, 49,5%);
- le startup innovative a prevalenza giovanile (under 35) sono 1.596, il 21,2% del totale, una quota più di tre volte superiore rispetto a quella rilevata tra le altre società di capitali (6,7%);
- le startup innovative in cui almeno un giovane è presente nella compagine sociale sono 2.621 (35,4% del totale, contro un’incidenza del 12,8% se si considera la totalità delle società di capitali italiane);
- le startup innovative con una compagine sociale a prevalenza straniera sono 203, il 2,7% del totale, una quota inferiore a quella osservata nel complesso delle società di capitali (4,5%);
- le startup innovative in cui è presente almeno un cittadino non italiano sono 935, il 12,6% del totale; tale quota è superiore a quella del complesso delle società di capitali (10,7%)”.
Il report evidenzia, ancora, come sotto il “profilo occupazionale a fine marzo 2017 erano 2.604 le startup innovative con almeno un dipendente (-65 rispetto alla precedente rilevazione), pari al 35,2% del totale: un dato in diminuzione rispetto a quello registrato a fine dicembre (39,6%). Il numero complessivo di lavoratori è però salito di 696 unità (+8%) raggiungendo i 9.365 addetti. Rimane invariato il fatto che almeno la metà delle startup innovative con dipendenti ne impiega al massimo 2. A fine giugno 2017 erano 29.651 i soci delle 7.228 startup innovative che presentano almeno un socio (+2.512 rispetto ai 27.139 rilevati a fine dicembre presso 6.732 startup innovative). In media ogni startup innovativa presenta 4,03 soci, con un valore mediano pari a 3, entrambi invariati rispetto al trimestre precedente e superiori a quelli del complesso delle società di capitali (media: 2,55; mediana: 2).”
Quali le conclusioni? Possiamo riassumerle in 4 punti:
- l’aumento del numero delle imprese è un chiaro segnale di crescita sostenibile e di occupazione in particolare giovanile (inclusione lavorativa);
- l’universo delle donne imprenditrici continua a crescere soprattutto al Sud (v. art. Osservatorio Uniocamere);
- l’aggregazione di un ecosistema è animato da una nuova cultura imprenditoriale votata all’innovazione, così come a favorire una maggiore mobilità sociale;
- tra i settori, quelli più dinamici tra aprile e giugno sono stati i servizi alle imprese, proprio perché il terziario fornisce, o produce, servizi e comprende tutte quelle attività complementari e di ausilio sia alle attività del settore primario sia al secondario.
Per raggiungere questi obiettivi, è dal 2012 che il Governo ha avviato le pratiche per una nuova politica industriale per lo sviluppo e la competitività con la messa in opera di una normativa organica volta a favorire la nascita e la crescita dimensionale di nuove imprese innovative ad alto valore tecnologico. Pietra miliare di questa iniziativa è il Decreto Legge 179/2012, noto anche come “Decreto Crescita 2.0”, recante “Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese” e convertito dal Parlamento con Legge del 18 dicembre 2012 n. 221. E’ qui che troviamo la definizione di nuova impresa innovativa ad alto valore tecnologico, la startup innovativa. Edificando un’impalcatura normativa conforme alle esigenze di tutti gli attori dell’ecosistema delle startup, il Decreto Crescita 2.0 trascende dal mero esercizio di law making e assume la valenza di una policy organica e coerente che identifica nel sostegno pubblico all’imprenditoria innovativa un nuovo approccio alla politica industriale.