I pediatri sono concordi nell’affermare che nessun genere di specialista dovrebbe consigliare diete vegane ai bambini al di sotto dei 5 anni di età e ammoniscono i genitori dal prendere una decisione del genere. Una bocciatura netta, quella della dieta vegana, che arriva direttamente da un dossier che sarà presto presentato a Mestre nel congresso della Sipps (Società italiana di pediatria preventiva).
Non si tratta di un documento di poco conto, è infatti il risultato di un lungo e duro anno di lavoro in cui gli esperti hanno analizzato ben 120 studi internazionali consultandosi con i massimi esperti di nutrizione pediatrica in Europa. Lo stesso dossier non chiude totalmente le porte, invece, al vegetarianesimo ma con delle specifiche e tanta cautela: nella dieta devono trovare spazio latte, uova e alimenti in cui siano presenti vitamina B12, ferro e omega3.
Il vicepresidente della Sipps, Vito Miniello, si è espresso in modo piuttosto risoluto, spiegando che «deve passare chiaro un messaggio: la salute di ogni individuo si determina in larga parte nei primi mille giorni di vita, compresi quelli trascorsi nell’utero materno». Una condotta alimentare che dev’essere equilibrata anche per le donne in gravidanza, per le giovani mamme, lattanti e bambini, ma anche adolescenti. E, soprattutto, leggiamo nel rapporto una secca bocciatura per le diete “fai da te” elaborate in famiglia, senza previa consultazione da parte dei pediatri
Proseguendo nella lettura del documento leggiamo che «le diete latto-ovo-vegetariane e vegane sono inadeguate al corretto sviluppo del bambino, in chiave neurologica, psicologica e motoria». Perché? Manca l’apporto giusto di alcuni micronutrienti fondamentali come ferro, zinco, vitamina B12 e l’acido docosaesanoico. E dal momento che la maturazione cerebrale del bambino avviene soprattutto nei primi 2 anni di vita è rischioso e controproducente apportare restrizioni. Ne deriva pertanto che fino ai 5 anni di età, come consigliano i pediatri, le diete vegane non dovrebbero essere prese in considerazione, né da questi né dai specialisti della nutrizione.
Sempre leggendo il dossier si evince che dunque l’alimentazione debba essere onnivora e bilanciata. Questo porta a una domanda obbligatoria, ossia quale dovrebbe essere l’atteggiamento degli specialisti di fronte a genitori che non vogliono che i propri figli assumano alimenti di origine animale. «Occorre far capire loro che l’integrazione della dieta è imprescindibile, così come la necessità di monitorare in maniera molto più frequente i loro figli», è la risposta di Miniello. Si tratta, in sostanza, di applicare la dieta mediterranea scegliendo un uso prevalente di vegetali alternandoli con un utilizzo limitato di prodotti animali.