Attualità

Pensando a Norcia

Ieri ancora una scossa terribile, la peggiore, magnitudo 6,5. Per fortuna non ci sono stati morti, ma una ventina di feriti e un’infinità di crolli.

Le popolazioni del Centro Italia sono profondamente provate. Si cerca di contenere, per quanto possibile, gli inevitabili disagi. Abitazioni private, edifici pubblici, infrastrutture viarie, chiese e monumenti sono stati travolti o “segnati” dalle nuove scosse. Il simbolo del 30 ottobre è la Basilica di San Benedetto a Norcia. La sua facciata si staglia, solitaria, sulla piazza mentre Chiesa e Monastero sono ridotti ad un ammasso di macerie. Il suo equilibrio ha qualcosa di miracoloso e inquietante. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha dichiarato: “Pensando a Norcia, penso alla chiesa di San Benedetto, patrono d’Europa. Oggi il significato profondo dell’Europa è nella ricostruzione, noi non faremo nessun passo indietro. Ricostruiremo tutto”.

Di fronte all’immagine di quella facciata gotica possiamo soffermarci un attimo a pensare al monaco Benedetto da Norcia e alla strana sorte che lo ha portato a diventare Patrono d’Europa. San Benedetto è stato proclamato “Patrono principale dell’intera Europa” da Papa Paolo VI il 24 ottobre del 1964, in occasione della riconsacrazione della basilica di Montecassino distrutta dalla omonima Battaglia del 1944.

Ma San Benedetto (480-547) non è stato un grande predicatore che ha attraversato l’Europa ma solo un monaco che ha trascorso la sua vita tra Norcia, Roma, Subiaco, Montecassino. La sua grandezza consiste nell’aver offerto ai monasteri che si andavano diffondendo in tutto il continente una Regola che fornisse riferimenti certi e innovativi per le comunità monastiche. “Principalmente lui e i suoi figli portarono con la croce, con il libro e con l’aratro il progresso cristiano alle popolazioni sparse dal Mediterraneo alla Scandinavia, dall’Irlanda alle pianure della Polonia”, scrive Paolo VI nella sua lettera apostolica. La croce è la il messaggio di Cristo; il libro rappresenta la cultura e, soprattutto, evoca quella preziosa opera di trascrizione di testi, anche antichi, con cui i monaci salvarono un patrimonio prezioso; l’aratro non richiama solo la coltivazione dei campi ma più in generale il lavoro, cui Benedetto conferì ruolo e dignità inediti nella vita delle comunità.

Nella proclamazione di San Benedetto Patrono d’Europa non c’è solo il riconoscimento a chi ha contribuito a edificare valori comuni per il nostro continente, ma anche il forte monito a non dimenticare la furia distruttrice di cui la stessa Europa è stata capace nel secondo conflitto mondiale.
Oggi, laicamente, Benedetto può ricordarci che lavoro e cultura sono alla base del nostro comune sentire; allo stesso tempo può rammentarci l’insegnamento principale delle comunità monastiche: accoglienza, reciproco aiuto e solidarietà sono alla base delle relazioni tra le persone. E questo vale tanto più quando si cerca di far fronte agli esiti di un terremoto; ma non solo in questi casi.

Per chi volesse dedicare qualche minuto a conoscere Benedetto e il suo messaggio, suggeriamo il Prologo della sua Regola.

Published by
Valerio Roberto Cavallucci