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Petizione per garantire a tutti i pazienti affetti da Epatite C il diritto alla cura

È partita una petizione con uno scopo importante e molto preciso: garantire a tutti i pazienti affetti da HCV (epatite C) l’accesso a terapie efficaci a carico del servizio sanitario nazionale. La stessa petizione chiede la produzione di farmaci anti-epatite C in forma generica – e dunque a un prezzo di mercato accessibile – in conformità con quanto disposto dal trattato che regola i brevetti attraverso il meccanismo della licenza obbligatoria, a cui è possibile far ricorso in caso di emergenza nazionale di sanità pubblica.

L’Oms ha certificato che nel mondo, ogni anno, muoiono 700.000 persone a causa del virus in questione, mentre sono comprese tra 130 e 150 milioni quelle malate di infezione cronica da virus dell’epatite C e dunque soggette a degenerare in cirrosi epatica o cancro al fegato. Nel nostro Paese i portatori cronici di HCV sono oltre un milione di cui 300.000 con cirrosi, cifre che ci regalano il triste primato in Europa per numero di malati di epatite C e numero di morti per tumore primitivo del fegato.

L’aspetto inquietante di questa situazione è che un farmaco antivirale efficace esiste. Il principio attivo è il Sofosbuvir – il nome commerciale è Solvaldi – e funziona molto bene perché agisce contro il virus bloccando il processo di replicazione. Il problema è legato al costo che è altissimo: in Italia il prezzo è di 41.000 euro a trattamento in ospedale e 74.000 euro se lo si acquista in farmacia. A questo, vanno aggiunte le spese del trattamento che superano le cifre suddette perché lo stesso trattamento prevede l’associazione con altri medicinali.

L’Aifa (Agenzia Italiana per il Farmaco) nel 2014 aveva previsto degli sconti ma il contratto è scaduto a giugno di quest’anno ed è in corso una nuova negoziazione. Va detto che il Servizio sanitario nazionale, consapevole del costo oneroso di simili trattamenti, ha avviato l’erogazione di cure gratuite partendo dai casi più gravi, coprendo il 5% dei possibili beneficiari. Ma è un paradosso. Vengono curati i malati gravi e trascurati quelli che si trovano nella fase d’esordio della patologia, per cui i costi sono più onerosi e le sofferenze dei pazienti maggiori.

Negli Stati Uniti il prezzo di Sovaldi è ancora più elevato con una piccola fetta della popolazione che finora ha avuto accesso alle cure. Un fatto così grave da aver richiesto l’intervento di una commissione parlamentare d’inchiesta. Il senatore democratico Ron Wyden ha dichiarato: «Lo scandaloso nocciolo della questione è che non esiste alcun nesso tra investimenti in ricerca e sviluppo e prezzo del farmaco; la Gilead – proprietaria del brevetto di Sovaldi – stabilisce il prezzo con l’unico scopo di massimizzare i profitti, a prescindere dalle conseguenze sugli esseri umani».

La Gilead, infatti, ha portato avanti nel corso del tempo una grossa operazione finanziaria. Ha acquistato per 11 miliardi di dollari la ditta, la Pharmasset, che aveva scoperto il Sofosbuvir, recuperando in poco tempo il capitale investito. Ma c’è di più: i guadagni più consistenti arrivano da Wall Street che ha portato le azioni di Gilead alle stelle. Se Pharmasset, al momento dell’acquisto valeva 3 miliardi di dollari, oggi Gilead ha un valore che si aggira intorno ai 150 miliardi di dollari. Ne deriva che più è alto il prezzo del farmaco e maggiore è il valore delle azioni. Si tratta di un meccanismo semplicissimo che gioca con la vita delle persone quindi, a detta di molte organizzazioni umanitarie, diabolico. Con l’aggravante che i governi non hanno reagito né preso posizione, fatta eccezione per l’India che ha cominciato a produrre il Sofobuvir come generico al prezzo di 700 euro a ciclo di trattamento.

L’India ha esercitato il diritto stabilito dal trattato che regola i brevetti (TRIPs -Trade Related aspects of Intellectual Property rights) servendosi del meccanismo della licenza obbligatoria alla quale si può ricorrere in casi di emergenza nazionale di sanità pubblica e l’epatite C lo è.

Pertanto, data la lentezza con la quale i governi del mondo predispongono interventi o, peggio, in altri casi non hanno alcuna intenzione di fare alcunché, serve una spinta forte che parta dal basso. In Francia è già stata lanciata una campagna (Le Prix de la Vie – Il Prezzo della Vita) da Médecins du Monde e in breve tempo ha raccolto 213.000 firme delle 250.000 previste. Coerentemente in Italia si sta cercando di raccogliere l’adesione di organizzazioni non governative, associazioni di volontariato e di pazienti, associazioni, professionali ed enti per cominciare una battaglia di giustizia in difesa del diritto alla salute.

Per dare l’adesione come organizzazione, associazione o ente occorre scrivere una email al seguente indirizzo: gavino.maciocco@gmail.com

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Redazione