Nel nostro Paese la povertà sanitaria è in costante aumento, l’ennesima zavorra che sottolinea il divario sempre più stridente tra i più poveri e il resto dei cittadini. In media è stato rilevato che un singolo individuo, per curarsi, spende circa 695 euro all’anno; tra la popolazione meno abbiente la cifra scende in maniera vertiginosa, arrivando a 106 euro. Come se non bastasse, fare visite, esami, o più semplicemente acquistare dei medicinali, sta via via diventando un lusso anche per coloro che non sono propriamente poveri, se almeno il 10% di questi di fatto deve rinunciare ai ticket per le visite mediche e il 23% non ha potuto comperare farmaci.
Questo è questo emerge dal rapporto annuale dell’Osservatorio donazione farmaci, l’organo scientifico della Fondazione Banco farmaceutico onlus.
La povertà sanitaria nel 2017 si evince anche dalla grande richiesta di farmaci da parte di ben 1722 enti assistenziali, coloro che in sostanza sono deputati a fornire assistenza alle persone in stato di bisogno. Una richiesta che è cresciuta del 9,7% rispetto all’8,3% dello scorso anno e dell’1,3% del 2015.
Si registra un aumento di stranieri tra i bisognosi e tra gli under 18, mentre la fascia degli anziani assistiti è in calo rispetto allo scorso anno ed è costituita perlopiù da italiani. In sostanza però la povertà sanitaria è un discorso che riguarda la fascia degli adulti di cui il 59% è italiano e il 68,9% straniero.
Doxapharma ha condotto un’indagine su un campione di utenti e i risultati sono piuttosto sconfortanti: una persona su tre ha dichiarato di essere stata costretta a rinunciare almeno una volta all’anno all’acquisto di medicinali o di dover fare a meno di visite o terapie o esami. Ben il 16% dello stesso campione ha ammesso di aver rinunciato a tutte le succitate cose messe insieme.
Chi paga il prezzo più alto della povertà sanitaria? Prevalentemente chi ha un titolo di studio di livello inferiore, chi ha un maggior numero di figli e chi vive al Sud. Non se la passano bene neanche le casalinghe, i pensionati e i lavoratori atipici.
Alla luce di queste indagini l’Osservatorio donazione farmaci dichiara apertamente come sia necessario un intervento per sostenere il Sistema sanitario nazionale che al momento supporta il 62,9% della spesa totale. Non per niente, l’Osservatorio sui medicinali (OsMed) di Aifa ha calcolato che le spese farmaceutiche da parte delle famiglie sono aumentate, nel corso del 2016, di 8 miliardi e 165 milioni di euro, il che significa il 37, 1% della spesa totale.
Sergio Daniotti, presidente della Fondazione Banco farmaceutico onlus, ha osservato: «In una fase storica tanto complicata, caratterizzata dal persistere degli effetti della crisi, il terzo settore e il mondo della solidarietà hanno bisogno di strumenti e competenze sempre più affinati per poter assolvere alla propria vocazione. L’Osservatorio donazione farmaci, organo di ricerca di Banco farmaceutico, nasce per fornire un contributo di conoscenza a chi si occupa degli ultimi, ovvero gli enti assistenziali. Il nostro contributo è a disposizione delle istituzioni e costituisce per esse un elemento di sostegno – in termini di dati, analisi e previsioni – all’elaborazione delle politiche socio-sanitarie e degli strumenti necessari per soccorrere la popolazione più fragile».
È facilmente intuibile come il Banco farmaceutico rivesta un ruolo fondamentale per ridurre gli effetti negativi sulla condizione socio-economica della povertà sanitaria in Italia. Se è vero che la buona prassi che consiste nella donazione di farmaci non scaduti da parte dei cittadini – supportati dalla collaborazione di tante aziende farmaceutiche – aiuta molto, lo è altrettanto che molto ancora bisogna fare attraverso una sinergia tra consumatori, farmacie, aziende.