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Premio Nansen per i rifugiati dell’UNHCR, vincono volontari greci

«Lo scorso anno, centinaia di migliaia di persone in fuga da conflitti e persecuzioni hanno compiuto il disperato tentativo di raggiungere l’Europa in cerca di sicurezza. Molti di essi hanno rischiato la vita a bordo di imbarcazioni e gommoni instabili, con una traversata che troppo spesso si è rivelata fatale. Sia l’Hellenic Rescue Team che Efi Latsoudi hanno rifiutato di rimanere spettatori inerti di questa drammatica emergenza umanitaria di fronte alle loro coste, e per questo hanno pienamente meritato il Premio Nansen per i Rifugiati». Con queste parole l’Alto Commissario dell’UNHCR, Filippo Grandi, ha conferito a un’organizzazione e all’impeccabile lavoro di una volontaria del “villaggio PIKPA” di Lesbo il prestigioso encomio umanitario.

L’Hellenic Rescue Team (HRT) ha impiegato, nel corso del 2015, una squadra di 2.000 volontari per il soccorso in mare che ha salvato numerose vite tra il Mar Egeo e le montagne greche. Il loro è stato un lavoro continuo e impeccabile. Attivi a ogni ora del giorno e della notte, hanno risposto alle chiamate di aiuto che si sono tradotte in 1.035 operazioni di soccorso con l’incredibile risultato di aver portato in salvo 2.500 vite e assistenza a 7.000. Konstantinos Mitragas, capitano di mare e segretario generale dell’Hellenic Rescue Team (HRT) ha dichiarato: «Il 2015 è stato l’anno più difficile che la nostra squadra di soccorso abbia mai affrontato. Abbiamo vissuto l’orrore assoluto. La cosa che ci ha più scosso sono state le numerose vittime, tra cui molti bambini». E aggiunge: «Credo che ci sia qualcosa nei loro cuori che li abbia commossi e spinti ad agire, posso dire che i nostri volontari sono degli eroi. Non importa da dove vengano le persone, o quale sia la loro religione, in quanto organizzazione di soccorso dobbiamo essere lì. Dobbiamo essere uniti nei periodi di crisi».

Se pensiamo che lo scorso anno, via mare, in Grecia sono sbarcate circa 850.000 persone, di cui oltre 500.000 nella sola isola di Lesbo, possiamo avere almeno un’idea vaga di quanto sia stato grande il lavoro umanitario di queste persone, in grado di gestire anche picchi di arrivi inimmaginabili. Come ad esempio è accaduto nel mese di ottobre, quando sono stati registrati 10.000 nuovi arrivi al giorno tra gente che scappava dai conflitti in Siria, Afghanistan e Iraq. Il 2015 ha dovuto registrare purtroppo 270 morti in mare, un numero grande, ma che sarebbe stato disastroso se i profughi non avessero potuto contare sul lavoro dei volontari.

Di qui il premio, meritatissimo, da condividere con Efi Latsoudi del “villaggio PIKPA” che ha organizzato un’area dedicata all’accoglienza dei rifugiati a Lesbo, con particolare attenzione alle persone in stato di vulnerabilità come ad esempio le donne che, nella traversata, hanno perso i propri figli oppure i disabili.

Efi Latsoudi, psicologa e attivista per i diritti umani, è stata la forza trainante del villaggio. Ha cominciato a lavorare sin dal 2012 all’allestimento di un campo di accoglienza dedicato agli immigrati, cercando costantemente l’appoggio delle autorità locali. Il PIKPA aveva una capacità di accoglienza pari a 150 posti ma, di fatto, ha ospitato 600 profughi al giorno e ha fornito loro 2.000 pasti quotidiani.

L’attivista, con estrema umiltà, ha spiegato come nel sostegno ai rifugiati non ci sia nulla di eccezionale, in quanto dovere. Inoltre ha aggiunto che probabilmente il gran numero di profughi sbarcati a Lesbo erano consapevoli della solidarietà dei greci, come anche dei numerosi volontari internazionali che vi operano, e che questa sia stata una delle speranze in grado di trainarli verso la salvezza. E sul PIKPA aggiunge: «È iniziato come un sogno, un luogo in cui i rifugiati avrebbero potuto ricevere un trattamento equo e dignitoso. La nostra idea del villaggio è quella di una comunità di persone di cui possano far parte sia rifugiati che volontari.

L’annuncio dei vincitori del Premio Nansen per i Rifugiati di quest’anno arriva in coincidenza con l’appello dell’UNHCR ai governi di tutto il mondo per lavorare insieme e trovare soluzioni comuni all’attuale crisi globale dei rifugiati attraverso la petizione #WithRefugees, che attualmente conta oltre 700.000 firme.

 

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Redazione