Programma Operativo Nazionale (PON) Legalità 2014-2020 – prima parte

E’ prevista per il prossimo mese di settembre l’approvazione da parte della Commissione del PON Legalità. Il Programma Operativo Nazionale (PON) Legalità 2014-2020 è finalizzato ad aggredire le cause ‘eccezionali’, riconducibili al forte radicamento della criminalità organizzata, che rischiano di vanificare le politiche di coesione territoriale e gli investimenti pubblici per la crescita.

La strategia del PON Legalità è basata essenzialmente su tre pilastri:

  • il primo pilastro concerne le esigenze e i fabbisogni specifici dei territori oggetto di intervento rilevabili dall’analisi del contesto sociale ed economico: in tale ambito viene descritta la pervasiva presenza della criminalità organizzata di stampo mafioso che in queste aree si frappone al raggiungimento delle condizioni di sviluppo intelligenti, inclusive e sostenibili. In particolare, vengono analizzate le cause concomitanti alla presenza della criminalità che occorre rimuovere per rendere concreta e attuabile la strategia “Europa 2020”;
  • il secondo pilastro fa leva sulle lezioni apprese dal passato periodo di programmazione 2007-2013 del PON Sicurezza e sui necessari elementi di discontinuità da porre in essere per rispondere con efficacia alle sfide di contesto;
  • il terzo pilastro riguarda l’esito del processo di confronto partenariale, istituzionale e socio-economico che ha consentito di delineare la strategia di intervento secondo le molteplici indicazioni relative agli effettivi bisogni dei territori in termini di sicurezza e legalità per lo sviluppo.

Il quadro delle azioni programmate ruota attorno alle competenze istituzionali affidate al Ministero dell’Interno, con una significativa concentrazione di risorse in un ambito ristretto di interventi, tutti finalizzati ad aggredire le cause “eccezionali” (riconducibili al forte radicamento della criminalità organizzata) che rischiano di vanificare le politiche di coesione territoriale e gli investimenti pubblici per la crescita e lo sviluppo.

L’attenzione è posta sulle speciali condizioni delle regioni meno sviluppate e sulla particolare pervasività della criminalità organizzata che, pur non essendo presente in modo omogeneo sul territorio, rappresenta un fattore complessivo di degenerazione dei rapporti economici e sociali.

Il PON Legalità rappresenta lo strumento attraverso cui rimuovere i freni eccezionali allo sviluppo che caratterizzano i territori delle regioni “meno sviluppate” per favorire il completo dispiegamento degli effetti della politica di coesione europea, con l’obiettivo di migliorare le condizioni di sicurezza e legalità e quindi di conseguenza anche la coesione economica e sociale dei territori in questione.

Per perseguire tale obiettivo è necessario influire su due direttrici: da un lato contrastare e, ove possibile, debellare la presenza dei fenomeni illeciti e criminali attraverso strumenti innovativi e intelligenti e dall’altro proporre nuovi modelli e nuove reti di inclusione sociale ed economica affinché il contesto socio-economico sia più preparato a respingere i nuovi tentativi di infiltrazione da parte della criminalità organizzata. I due ambiti insieme sono necessari per perseguire i tre principi della strategia “Europa 2020” per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva.

Il primo ambito strategico persegue il contrasto e la prevenzione della criminalità organizzata attraverso uno sforzo aggiuntivo per potenziare e trasformare in maniera permanente il presidio di legalità offerto a cittadini e imprese, anche in risposta alle esigenze provenienti dai territori nell’ambito del confronto partenariale. In particolare, si tratta di azioni di efficientamento dei servizi delle Prefetture territoriali nelle attività di promozione della legalità, nell’attività amministrativa e di impresa; azioni per il presidio congiunto e partecipato di aree strategiche per lo sviluppo economico e il miglioramento delle capacità di intelligence degli apparati preposti al contrasto e della criminalità organizzata (azioni non sovrapponibili ai compiti ordinari di tutela dell’ordine pubblico e della civile convivenza su tutto il territorio nazionale).

Nell’ambito dell’architettura del Programma, costituito da 5 assi prioritari, al primo filone contribuiscono l’Asse 1 “Potenziare la legalità nelle aree strategiche per lo sviluppo”, l’Asse 4 “Potenziare efficienza e trasparenza dell’azione della PA nel contrasto alla corruzione e alla criminalità organizzata” e l’Asse 5 “Migliorare le competenze della PA nel contrasto alla corruzione e alle infiltrazioni criminali”.

L’Asse 1 (FESR) prevede interventi per la creazione o il ripristino delle precondizioni per la modernizzazione e la crescita sostenibile di aree strategiche per lo sviluppo regionale individuate attraverso un percorso di concertazione partenariale, in primo luogo con le autorità regionali. Tali azioni non contemplano interventi standardizzati, ma articolati sulla base delle differenziazioni territoriali e delle specifiche esigenze di sicurezza in un’ottica place-based. L’obiettivo è quindi offrire un intervento dinamico di difesa dell’imprenditoria locale dai condizionamenti dell’azione criminale che protegga sia il luogo fisico dell’azione imprenditoriale che la rete di relazioni immateriali che costituiscono l’esercizio d’impresa. C’è la consapevolezza infatti che l’aggressione criminale alle imprese soprattutto in aree a forte condizionamento mafioso può giungere in molti modi e nei diversi momenti dell’agire economico ed è quindi insufficiente progettare presidi di sicurezza e sistemi di videosorveglianza, ma è necessario prevedere una difesa articolata che comprenda sistemi e strumenti per l’analisi intelligente dei dati e lo scambio immediato e digitale delle informazioni.

L’Asse 4 (FESR) e l’Asse 5 (FSE) agiscono in un’ottica complementare al fine di potenziare l’efficienza e la trasparenza dell’azione della Pubblica Amministrazione nel contrasto alla corruzione e alla criminalità organizzata rispettivamente dal punto di vista degli strumenti e delle competenze. In particolare l’Asse 4 è legato all’Obiettivo Tematico 2 che si propone di migliorare l’accesso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione nonché l’impiego e la qualità delle medesime. L’interpretazione che il PON Legalità dà di questo obiettivo è legato alle sue prerogative d’istituto e alla volontà di migliorare uso e accesso alle tecnologie digitali allo scopo di contrastare meglio la criminalità economica e ambientale, quasi sempre legata alla criminalità organizzata nelle aree a forte condizionamento mafioso. Nello specifico si tratta di puntare al potenziamento tecnologico e digitale per incrementare la capacità di analisi della PA per la prevenzione delle infiltrazioni della criminalità nell’economia legale. L’Asse 5, collegato all’Obiettivo Tematico 11, completa gli interventi previsti nell’ambito dell’Asse 4 attraverso la creazione di profili specializzati per l’utilizzo dei sistemi di intelligence per il contrasto della criminalità organizzata e interventi di formazione dedicati al personale dell’amministrazione impegnato su tematiche come i beni confiscati oppure la gestione commissariale dei comuni sciolti per infiltrazione criminale.

Il secondo ambito strategico, dedicato alla ricomposizione del tessuto sociale, economico e amministrativo al fine di renderlo più resistente alle pressioni criminali, prevede interventi di inclusione sociale e di costruzione di reti e modelli sociali ed economici da contrapporre a quelli offerti dalla criminalità organizzata. La forte presenza dei fenomeni criminali nei territori del Sud d’Italia si alimenta infatti attraverso la diffusione di modelli sociali ed economici basati sull’immobilismo, l’autoreferenzialità e il degrado, anche con il responsabile avallo di parte delle classi dirigenti, come evidenziato dal documento di programmazione “Metodi e Obiettivi per un uso efficace dei fondi comunitari 2014-2020”, che rileva “un crescente consenso nell’interpretare le “trappole del non-sviluppo” quale risultato di scelte consapevoli delle classi dirigenti locali e nazionali”. Si genera così un circolo vizioso che produce ulteriore marginalizzazione ed esclusione di ampie porzioni di cittadini. L’obiettivo di questo ambito strategico consiste nel disegnare nuovi modelli di crescita inclusiva da contrapporre a quelli offerti dalla criminalità organizzata al fine di creare per tutti i cittadini “opportunità di vita, lavoro e impresa che dipendano il meno possibile dalle condizioni di partenza e dal luogo di nascita” (documento “Metodi e Obiettivi” citato). Tale ambito rappresenta il necessario completamento delle azioni del primo filone di intervento (nuovi strumenti per la rimozione degli ostacoli allo sviluppo), al fine di generare un circolo virtuoso finalizzato ad agganciare i territori alle dinamiche di sviluppo e crescita dell’Unione.

Al secondo filone contribuiscono l’Asse 2 (FESR) “Recuperare i patrimoni confiscati per promuovere l’inclusione e l’innovazione sociale” per il recupero di beni confiscati a fini istituzionali e l’Asse 3 (FSE) “Favorire l’inclusione sociale e la diffusione della legalità” per assicurare l’efficiente gestione dei beni e delle aziende confiscate, azioni di prevenzione e contrasto ai fenomeni del racket e dell’usura, attività di contrasto ai fenomeni di devianza.

La complessità di questi temi insieme alle loro specificità e strette correlazioni con i territori a cui appartengono presuppongono, per il successo degli interventi, da una parte la presenza di un forte presidio nazionale e dall’altra una rete diramata a livello locale, insieme a competenze specializzate sui fenomeni che si intende fronteggiare.

L’Asse 2 è dedicato a rifunzionalizzare i beni confiscati e sostenere le aziende confiscate, utilizzando i fondi FESR. In sostanza l’azione si propone di utilizzare i beni confiscati disponibili per una serie di attività che hanno un fine istituzionale. Naturalmente il percorso di destinazione del bene e la scelta sull’utilizzo del bene stesso saranno condizionati dai bisogni del territorio, ma in ultima istanza saranno le esigenze dei soggetti istituzionali coinvolti a determinare le modalità di utilizzo dei beni stessi. I beni confiscati riutilizzati attraverso l’Asse 2 del PON Legalità, specialmente se sono un numero significativo tale da acquistare una certa visibilità, possono così diventare un volano per tutti coloro che vogliono impegnarsi per un migliore utilizzo dei beni confiscati stessi.

Dei beni confiscati si occupa anche l’Asse 3, utilizzando i fondi FSE nell’ambito di strategie di sviluppo locale di tipo partecipativo. In tale asse sono previste azioni di formazione per gli amministratori e i lavoratori delle imprese confiscate e per il privato sociale coinvolto nella gestione degli immobili confiscati, azioni di animazione sociale, promozione di networking, supporto a organizzazioni del terzo settore e amministrazioni pubbliche per una migliore gestione di beni confiscati. L’Asse 3, inoltre, è dedicato ad altri due settori: la prevenzione e il contrasto ai fenomeni del racket e dell’usura e la diffusione della legalità mediante percorsi di integrazione rivolti a soggetti a rischio devianza.

Per quanto riguarda il primo ambito, le azioni seguiranno un percorso di sostegno già attivo ma innovativo rispetto alle precedenti programmazioni, legato alla figura del Commissario straordinario per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura che è un dirigente scelto su proposta del Ministro dell’Interno. Nel secondo ambito si pensa ad un’azione di educazione alla legalità non generica, ma dedicata a luoghi caratterizzati da un esiguo tasso di legalità e a persone a rischio, soprattutto minori, per i quali è necessaria un’azione specifica, anche di supporto alla famiglia, attraverso operatori e figure professionali specializzate.

Lo stanziamento a disposizione del PON Legalità ammonta a 377.666.667 euro, di cui 94.416.667 euro di cofinanziamento nazionale. Il sostegno dell’Unione al PON ammonta a 283.250.000 euro, di cui 195.330.000 euro (69%) di contributo FESR e 87.920.000 euro (31%) di contributo FSE.

Published by
Valerio Roberto Cavallucci