Che la crescita nel settore delle rinnovabili sia un dato molto positivo per l’ambiente è inconfutabile, mentre forse alcuni non sanno che quello dell’energia pulita è anche un fattore importantissimo per l’economia. Lo sottolinea il rapporto redatto da Irena (L’agenzia internazionale per le energie rinnovabili) dal titolo esplicativo “Rethinking Energy” (Ripensare l’energia).
Ha dichiarato infatti Adnan Z. Amin, direttore generale di Irena: «Le fonti rinnovabili stanno guadagnando terreno su quasi ogni misura. Nel 2015, il contributo delle rinnovabili nel mix energetico globale è cresciuto del 9,3% rispetto al 2014. Accelerare il ritmo della transizione energetica e ampliarne il campo di applicazione, al di là del settore energetico, non solo permetterà di ridurre le emissioni di carbonio, ma migliorerà la vita, creerà posti di lavoro, contribuirà a raggiungere gli obiettivi di sviluppo e garantirà un futuro più pulito e più prospero per tutti».
Non a caso, la crescita negli ultimi anni è stata inarrestabile se pensiamo che già a partire dal 2012 le rinnovabili hanno prodotto un quantitativo di energia superiore a quella proveniente dalle forme tradizionali, registrando ogni volta un trend in crescita, fino al 2015, l’ultimo degli anni preso in considerazione dal rapporto. Dodici mesi in cui le rinnovabili hanno prodotto il 23,5% di tutta l’elettricità generata nell’arco di questo tempo: 5.660 terawattora sui 24.100 prodotti complessivamente.
Dunque, se è vero, come dice il rapporto, che purtroppo siamo ancora ben lontani dall’allontanarci dal consumo dei combustibili fossili, lo è altrettanto che le rinnovabili – continuando a registrare questi ritmi di crescita forsennati – il modo vecchio, inquinante e obsoleto di produrre energia è destinato a morire. Senza contare, inoltre, i benefici in termini economici: il settore green ha infatti accresciuto i numeri dell’occupazione in tanti Paesi del mondo, in modo particolare negli Stati Uniti, in Cina, in Brasile e anche in Europa. Irena ha calcolato infatti un totale di posti di lavoro pari a 8,1 milioni, non pochi, se a questi aggiungiamo anche gli altri 1,3 milioni provenienti dall’idroelettrico.
Coerentemente, sono sempre di più gli imprenditori che investono sulle rinnovabili. Prendiamo a esempio l’ultimo decennio: gli investimenti sono partiti da meno di 50 miliardi di dollari nel 2004 fino ad arrivare a 305 miliardi nel 2015. La crescita, spiega lo studio, si è palesata in modo particolare nei settori del solare e dell’eolico che insieme costituiscono quasi il 90% del totale degli investimenti. Secondo Irena è dunque fondamentale proseguire su questa linea, cercando, entro il 2030, di aumentare la produzione fino al 60% puntando specialmente sugli impianti solari. «Mano a mano che entriamo in un nuovo paradigma energetico, avremmo bisogno di aumentare il livello dei nostri sforzi per la decarbonizzazione. Le politiche e le norme continuano a rimanere fondamentali per sviluppare il mercato delle energie rinnovabili», ha infatti chiarito il direttore generale di Irena, Adnan Z. Amin.
Gli anni futuri saranno decisivi in questo senso, anni di transizione energetica che facciano da ponte verso un modo nuovo di pensare l’energia. Affinché questo avvenga, occorrerà una collaborazione tra più settori, da quello finanziario a quello delle innovazioni tecnologiche fino, chiaramente, alle politiche di sostegno incentrate su un nuovo modello energetico.