Sul tema dell’accoglienza migranti è stato presentato l’8 novembre a Roma, nella sala conferenze dell’Anci, il Rapporto sulla protezione internazionale in Italia 2017 che è stato realizzato dalla stessa Anci, Caritas italiana, Cittalia, Fondazione Migrantes e servizio centrale dello Sprar, in collaborazione con Unhcr.
Il Rapporto – che si può leggere qui – riporta numeri che sono davvero rilevanti e in realtà non parla soltanto del nostro Paese; segnala però che il 55% di tutti i rifugiati proviene da soli tre Paesi e cioè Siria, Sud Sudan e Afghanistan, mentre la Turchia è lo Stato che ne ospita il maggior numero, con l’accoglienza di quasi 3 milioni di rifugiati. Parlando di Unione europea, il trend di richieste di protezione è negativo e certamente, viene sottolineato nel documento, «ci si attende un’altra flessione a fine 2017, dovuta tra l’altro alla diminuzione dei flussi dalla Libia a seguito dell’accordo siglato con l’Italia». All’interno della Ue, la Germania rimane il primo Paese per numero di richieste di accoglienza migranti con oltre 745.000 domande, seguita a enorme distanza dall’Italia con circa 123.000.
L’Italia ha ricevuto nell’anno 2016 il 47% di domande di protezione internazionale in più rispetto all’anno precedente per un totale di 123.000 rifugiati ma quest’anno per le richieste di asilo, soltanto nei primi sei mesi, c’è stato un ulteriore incremento del 44%.
Il profilo del richiedente asilo nel nostro Paese è stato definito in questo modo: è africano per il 70% dei casi, uomo per l’85%, tra i 18 e i 34 anni per l’80,2%.
Per di più è stato appurato che i Paesi di origine principali dei richiedenti accoglienza sono: Nigeria per oltre 27.000 individui, Pakistan per circa 13.500, Gambia per circa 9.000, Senegal per circa 7.700 e Costa d’Avorio per circa 7.500.
Valutando la rete di accoglienza migranti, si evince che i Cas (Centri di accoglienza straordinaria) sono stati utilizzati da circa 158.000 rifugiati, segue a distanza il sistema dello Sprar (rete di accoglienza gestita dai Comuni italiani) che comprende il 40,5% dei Comuni del nostro Paese.
Un deciso fallimento è invece stato il programma di ricollocazione previsto dall’Agenda europea con lo specifico obiettivo di sollevare dalla pressione dei flussi i due principali Paesi di ingresso in Europa che sono Grecia e Italia: a settembre 2017, a fronte di circa 160.000 ricollocazioni previste, il numero di quelle registrate è stato di circa 29.000, di cui solo 9.000 dall’Italia.
Decisamente negativi anche i numeri dei rimpatri: nel nostro Paese a fronte di poco più di 41.000 migranti in posizione irregolare i rimpatri effettivi sono stati circa 5.800.
Numeri scoraggianti, tanto più alla luce dell’accordo con la Libia con la quale certamente non sono stati risolti i problemi delle persone in fuga, che di fatto continuano a vagare cercando un approdo sicuro o un ricongiungimento con i familiari che li attendono in Europa. Un’Europa che ormai troppo spesso chiude le frontiere.