La vita va vissuta appieno, fino all’ultimo giorno che ci resta da vivere. E’ questo l’insegnamento che arriva da una storia che parla di coraggio, determinazione, voglia di raggiungere i propri obiettivi a tutti i costi. Si tratta di una storia che purtroppo non avrà il lieto fine, ma che vale la pena di raccontare proprio per dare una scocca a chi ogni giorno si lascia scivolare la vita addosso senza assaporarla appieno.
E’ la storia di Ian Toothill, un personal trainer di 47 anni, originario di Sheffield, malato terminale di cancro, che nei giorni scorsi è riuscito a conquistare la vetta dell’Everest nonostante le sue precarie condizioni di salute. L’uomo ha realizzato il suo sogno di dominare la cima più alta del mondo e allo stesso tempo ha ottenuto il primato, seppur drammatico, di essere il primo malato terminale di cancro a raggiungere la cima dell’Everest.
Il senso della sua avventura, però, è molto più ampio della semplice realizzazione del suo ultimo desiderio. Ian, infatti, ha portato avanti con determinazione e coraggio questa sfida, seppur difficilissima, con l’obiettivo di sensibilizzare sulla malattia, contribuire alla raccolta fondi per la ricerca e soprattutto dare il coraggio a chi si trova nella stessa condizione.
Il dramma del personal trainer è iniziato nel 2015 quando gli è stato diagnosticato un tumore all’intestino, che sembrava sconfitto all’inizio del 2016. Pochi mesi dopo però è ricomparso, e i medici gli hanno comunicato che gli rimanevano pochi mesi di vita. A febbraio scorso, in un’intervista alla Bbc, aveva annunciato di “essere determinato a dimostrare che qualsiasi cosa è possibile”. Lo scorso 16 maggio ha così raggiunto la cima del North Col e poi quella dell’Everest il 5 giugno. Nella sua scalata è stato accompagnato da Leslie Binns, di Rotterdam, che però ha lasciato dopo aver salvato la vita ad un altro scalatore lo scorso giugno.
Per raggiungere la sua impresa Toothill ha promosso una campagna di fundraising, raccogliendo oltre 36mila euro usati in parte per pagare il viaggio e in parte donati all’associazione Macmillan per il cancro.