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Rebibbia: musica in carcere per “controllare l’odio”

La musica come strumento per controllare l’odio e come ottima compagna di viaggio per intraprendere un lungo percorso emotivo verso la rinascita.

E’ questo il senso dell’iniziativa che è stata inaugurata ieri mattina a Roma nella sezione femminile della Casa Circondariale di Rebibbia. Si tratta della sonorizzazione di 357 metri di corridoi che separano gli spazi detentivi da quelli di colloquio e consultazione, con la musica strumentale tratta dalle audioteche del progetto CO2 “Controllare l’odio”, sostenuto da SIAE – Società Italiana degli Autori ed Editori. Si tratta di un progetto nato nel 2013 che, dopo una fase di sperimentazione della durata di 3 anni, consiste proprio nell’installazione di speciali audioteche, divise per “stati d’animo”, attualmente presenti in 12 carceri italiane (Milano, Monza, Opera, Torino, Venezia, Genova, Parma, Bologna, Firenze, Ancona, Roma e Napoli).  L’iniziativa, nata in collaborazione con l’Università di Pavia e patrocinata dal Ministero della Giustizia, ha ottenuto quest’anno la Medaglia di Rappresentanza del Presidente della Repubblica.

L’iniziativa romana, che è stata presentata ieri da Franco Mussida, presidente del CPM Music Institute, e da Federico Zampaglione, frontman dei Tiromancino, prevede quindi la realizzazione di un percorso sonoro selezionato dalle stesse detenute e teso al coinvolgimento emotivo attraverso precisi climi musicali e composizioni scritte dallo stesso Mussida.

Le donne della Casa Circondariale potranno creare delle playlist personalizzate individuando i brani che ritengono più adatti e conformi per il loro percorso emotivo fra quelli presenti nell’audioteca composta da circa 2.000 brani di musica strumentale, fra cui composizioni orchestrali, colonne sonore, musica classica, pop rock, elettronica e musica etnica.

«La musica offerta in modo innovativo come elemento trattamentale nel periodo di detenzione, produce degli straordinari effetti collaterali», spiega Franco Mussida. «Il cammino musicale permette alle detenute di creare una calda culla per i propri pensieri, creata dai climi emotivi che esalteranno il potenziale consolatorio e amorevole contenuto nelle composizioni che verranno diffuse, riscaldando emotivamente un luogo di per sé desolato. Inoltre, ci teniamo a sottolineare che questo progetto è nato dal suggerimento del Comandante della Polizia Penitenziaria subito ripreso dalla direttrice del Carcere, a dimostrazione della sensibilità che questo corpo di sorveglianza ha verso la popolazione detenuta».

 

 

 

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Redazione