Dal primo dicembre prossimo sarà possibile fare domanda per il Rei, meglio conosciuto come «Reddito di inclusione»: un nuovo assegno statale a sostegno delle persone e delle famiglie più povere, di cui avevamo parlato in un precedente articolo.
Innanzitutto riguarderà le famiglie con minori disabili, donne in gravidanza a quattro mesi dal parto e uomini oltre i 55 anni disoccupati e per il momento saranno coinvolte quasi 500.000 famiglie per un totale di circa 1,8 milioni di persone. Il tetto mensile del Rei sarà di 485 euro (5.820 all’anno) nel caso di famiglie con almeno cinque componenti, mentre sarà di 187,5 euro per una persona sola (2.250 all’anno); avrà una durata massima di 18 mesi e infine dovranno trascorrere almeno 6 mesi dall’ultima erogazione per poterlo richiedere una seconda volta.
Ma vediamo con ordine, poiché sono necessari determinati requisiti per poter accedere al Reddito di inclusione e, soprattutto, sarà obbligatorio aderire a un progetto di inclusione lavorativa:
Le domande potranno essere presentate dal primo dicembre ai Comuni che provvederanno a inviare le informazioni all’Inps entro 15 giorni. L’istituto di previdenza potrà riconoscere o meno il diritto al reddito e, se la risposta sarà positiva, invierà al richiedente una carta di pagamento delle Poste, la Carta Rei. Quest’ultima sarà simile a una carta prepagata su cui verrà caricata l’intera somma e potrà essere utilizzata anche per fare prelievi in contante (solo per la metà dell’importo), cosa che in precedenza non era prevista.
Dal mese di luglio del prossimo anno, invece, la misura diventerà universale raggiungendo quindi un totale di 700.000 nuclei familiari per un totale di 2,3 milioni di persone coinvolte.
Va fatto notare, con buona soddisfazione da parte di chi scrive, che il piano Rei prevede anche l’obbligo di seguire dei progetti di lavoro personalizzati, sia per evitare allo Stato accuse di sterile assistenzialismo, sia per cercare di far superare le condizioni di povertà e tentare il reinserimento nella società e nel mondo del lavoro delle persone più indigenti. Certamente non esiste niente di meglio di una prospettiva fattuale di lavoro per ritrovare dignità e speranza.