Come avevamo dato notizia qualche mese fa (leggi l’articolo), il Rei (Reddito di inclusione) entrerà a far parte delle misure di contrasto alla povertà decise dal governo a partire dal 1° gennaio 2018. Si attendeva infatti soltanto il sì definitivo del Consiglio dei ministri che ha approvato il provvedimento in favore delle famiglie il cui Isee non sia superiore ai 6.000 euro annui e il cui patrimonio immobiliare non superi i 20.000 euro, fatta eccezione per la casa in cui si abita.
Esattamente come si era pattuito inizialmente, nel primo periodo verranno favorite le persone in maggior stato di difficoltà e quindi: famiglie con figli minorenni o disabili, donne in gravidanza, disoccupati con un’età superiore ai 55 anni.
Il Rei che, ricordiamo, sostituirà di fatto il Sia (Sostegno all’inclusione attiva) e l’Asdi (Assegno di disoccupazione) si suddivide in due diversi tipi di interventi: il primo consiste in un aiuto economico che coprirà l’intero anno, con una cifra variabile che partirà da un minimo di 190 euro (è ad esempio il caso di un nucleo monofamiliare) fino a 490 euro per famiglie composte da 5 o più persone; il secondo intervento, invece, si focalizza sui servizi alla persona e sulla situazione lavorativa e formativa, nonché su criteri che tengono conto anzitutto della condizione abitativa.
È importante sottolineare come il reddito di inclusione non sia una misura garantita a vita ma venga concessa per un periodo senza dubbio continuativo ma, allo stesso tempo, non superiore a 18 mesi. Certamente si potrà ricorrere nuovamente a questo tipo di misura in caso di bisogno ma sarà necessario attendere il decorso di 6 mesi dall’ultima erogazione goduta per poter presentare di nuovo domanda.
Stando ai calcoli effettuati dal governo, il reddito di inclusione aiuterà nel primo periodo 600.000 nuclei familiari ma, nel decreto che disciplina il provvedimento, si parla delle intenzioni di allargare la misura e renderla in futuro economicamente più adeguata e con una platea di beneficiari più vasta.
Intanto, a partire dal prossimo gennaio, avremo modo di comprendere come e in che misura il reddito di inclusione riuscirà a contrastare un problema tanto sentito dalla comunità come quello della povertà.