Per aiutare le famiglie in difficoltà nella gestione dei problemi quotidiani o nell’educazione dei figli arriva in Veneto il progetto “Reti di famiglia”. Il progetto già avviato a Belluno nel novembre 2014, verrà ora esteso all’intero territorio regionale grazie a un finanziamento della Regione.
«L’iniziativa è nata all’interno dell’Usl 8 una decina di anni fa», racconta l’assessore al sociale Valentina Tomasi. «Visti i benefici che ha portato, con una sensibile riduzione dei ragazzi trasferiti in comunità educativa, la Regione ha voluto diffonderlo in tutte le Usl».
Si tratta di un’iniziativa che va a realizzare, all’interno della comunità, una rete di famiglie in grado di prevenire il ricorso ai servizi sociali per i nuclei problematici. Per nucleo problematico non si intende esclusivamente che in famiglia ci siano casi di violenza o di abusi, ma anche casi di perdita di lavoro e assenza di parenti cui chiedere un aiuto. E’ proprio qui che subentra la “rete”, ossia un gruppo che è stato formato in questi mesi e che è sempre a disposizione. «Ci si aiuta, secondo la regola del buon vicinato: porto io i bambini a calcio oggi se tu devi lavorare, ti spiego io come fare per iscrivere i bimbi all’asilo o per mandarli a fare sport, cose di questo genere» continua la Tomasi.
“Reti di famiglia” ha prodotto notevoli e importanti risultati in quanto gli inserimenti dei giovani in comunità si sono ridotti del 70% in soli otto anni. Negli ultimi dodici mesi, inoltre, si sono tenuti otto incontri per sensibilizzare le famiglie bellunesi a organizzare questa rete paracadute per i nuclei in difficoltà. Fino ad adesso sono sette i nuclei che hanno aderito all’iniziativa e che si metteranno a disposizione per aiutare altre famiglie nei loro diversi bisogni.