19 marzo 2002 – A Bologna le Nuove Brigate Rosse uccidono Marco Biagi, economista e giurista, mentre, come d’abitudine, si sta recando a casa in bicicletta.
Due brigatisti lo attendono nei pressi della sua abitazione da dove lo colpiscono con sei colpi d’arma da fuoco. A nulla servono i tentativi di rianimazione da parte degli operatori di un’ambulanza che arriva prontamente sul luogo. Biagi muore a causa delle ferite riportate.
Dopo aver lavorato per numerosi atenei e istituti internazionali, durante gli anni ‘90 Biagi riceve un gran numero di incarichi governativi come consigliere del lavoro e dei trasporti. Nel 2001 la svolta che segna il suo destino: diviene consulente del ministro del Welfare (allora Maroni) e si occupa di disciplina e flessibilità del lavoro, allo scopo di ridurre i costi per i datori di lavoro e al contempo incentivare l’aumento dell’occupazione. La sera dell’omicidio moltissimi quotidiani e agenzie di stampa battono tutti la stessa rivendicazione, firmata “Nuove Brigate Rosse” in cui si afferma: «Un nucleo armato della nostra Organizzazione ha giustiziato Marco Biagi consulente del ministro del lavoro Maroni, ideatore e promotore delle linee e delle formulazioni legislative di un progetto di rimodellazione della regolazione dello sfruttamento del lavoro salariato, e di ridefinizione tanto delle relazioni neocorporative tra Esecutivo, Confindustria e Sindacato confederale, quanto della funzione della negoziazione neocorporativa in rapporto al nuovo modello di democrazia rappresentativa».
Tra il 2005 e il 2007 assistiamo ai tre gradi di giudizio per l’omicidio Biagi: in primo grado la Corte d’Assise di Bologna condanna a 5 ergastoli i componenti delle Nuove Brigate Rosse nelle persone di Nadia Desdemona Lioce, Roberto Morandi, Marco Mezzasalma, Diana Blefari Melazzi e Simone Boccaccini.
Ma il 19 marzo è davvero un giorno nero per l’Italia che non ricorda solo la morte di Marco Biagi: già nel 1980 l’organizzazione terroristica di estrema sinistra “Prima Linea” aveva ucciso, in questo stesso giorno, il consigliere istruttore Guido Galli, a causa della sua coraggiosa azione di magistrato contro il terrorismo.
Non basta: nel 1994, proprio nel giorno del suo onomastico, era stato assassinato anche don Peppe Diana, il prete di Casal di Principe che aveva dedicato la propria vita alla lotta contro l’illegalità, soprattutto a partire dall’educazione dei giovani. In più occasioni aveva denunciato i soprusi della camorra napoletana che ha poi spento per sempre la sua voce mentre il sacerdote si preparava per la messa mattutina.
Ci piace ricordare una sua frase, pronunciata durante un’omelia: «A me non importa sapere chi è Dio! A me importa sapere da che parte sta».