C’è l’ok definitivo della plenaria del Parlamento europeo per quanto riguarda l’utilizzo dei fondi con un tasso di cofinanziamento del 95% a carico dell’Ue per i lavori di ricostruzione dopo i disastri naturali, come terremoti e alluvioni.
Il testo approvato entrerà in vigore, come di prassi, dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ue e si tratta di una risoluzione importante dopo che Germana, Olanda, Regno Unito, Svezia, Danimarca, Finlandia e Austria volevano in realtà fissare la soglia al 90%.
Si tratta, ovviamente, di un discorso che ci riguarda molto da vicino soprattutto facendo riferimento all’ultimo terribile sisma che ha colpito il Centro Italia. Spiega il presidente dell’eurocamera Antonio Tajani: «Ci sarà più di un miliardo di euro disponibile. A questo denaro, già stanziato nel bilancio 2014-2020 ma che non avrebbe potuto essere utilizzato per la ricostruzione senza il voto del Parlamento si aggiungono circa un miliardo e trecento milioni del Fondo europeo di solidarietà che potranno essere impiegati a favore delle zone colpite; in totale siamo oltre i 2 miliardi di fondi europei che potranno essere utilizzati, una buona notizia per l’Italia».
In una prima istanza la Commissione europea aveva optato per l’utilizzo del 100% dei fondi per lo sviluppo regionale (Fesr) senza una quota di cofinanziamento da parte dei Paesi membri. Gli eurodeputati hanno poi insistito per introdurre una soglia di cofinanziamento nazionale pari al 5% allo scopo di «evitare ogni utilizzo eccessivo dei fondi Fesr nelle operazioni di ricostruzione».
Vale la pena ricordare che il nuovo documento modifica quello sulla politica di coesione 2014-2020 andando a inserire una corsia prioritaria per la ricostruzione. Tale regolamento si applicherà in maniera retroattiva, quindi, dal 1° gennaio 2014.
La relatrice del provvedimento, Iskra Mihaylova, ne riassume così il senso: «L’accordo che abbiamo raggiunto è l’espressione della nostra solidarietà perché siamo tutti vulnerabili. Un disastro naturale può succedere in tutte le regioni europee e noi dobbiamo dare un supporto adeguato a tutte le regioni colpite per aiutarle ad affrontare queste difficoltà. La politica di coesione deve essere più flessibile e capace di adattarsi rapidamente a nuove difficoltà per assicurare una risposta rapida e appropriata a tutte le necessità».