I Giochi olimpici sono iniziati ormai da qualche giorno. Ho guardato in televisione la cerimonia di inaugurazione e, come tutti, ho letto qualche commento. C’è stato chi l’ha giudicata non all’altezza di quella di Londra o di Pechino; chi, al contrario, nonostante i tagli del budget, l’ha definita una festa “bella e spettacolare”. Indiscutibile la suggestione di alcuni passaggi; “politicamente corretti” ma poco credibili i riferimenti alla sostenibilità ambientale; inaccettabili i fischi all’indirizzo delle delegazioni dell’Argentina, del Cile, della Germania. Ma a ben riflettere questa cerimonia è stata lo specchio fedele delle odierne contraddizioni del Paese.
Tra queste non possiamo dimenticare l’eccessivo uso della forza da parte della polizia, le restrizioni dei diritti alla libertà di espressione, le indiscriminate operazioni di sicurezza pubblica nelle favelas. Mentre l’attenzione del mondo si concentra sugli eventi atletici non possiamo fare a meno di guardare l’altra faccia della medaglia fatta di violenza e repressione. Per questo proponiamo ai nostri lettori l’appello e la petizione di Amnesty International.
Ogni anno in Brasile sono 30.000 i giovani uccisi. Nel 77% dei casi sono giovani neri.
Già denunciato in occasione dei mondiali, il massacro di giovani brasiliani non si arresta. Una situazione che è peggiorata a seguito dalla crisi politica che ha investito il Paese con la sospensione del presidente Dilma Rousseff e la nomina di Alexandre de Moraes, già capo della polizia nello stato di San Paolo e principale responsabile della repressione delle proteste studentesche e sociali, a capo del Ministero della Giustizia.
Vogliamo che le Olimpiadi di Rio 2016 si svolgano regolarmente e per questo chiediamo alla Commissione per la Sicurezza di Rio 2016, responsabile di tutte le operazioni di sicurezza nell’ambito delle Olimpiadi, di fermare questo massacro.
Firma anche tu per:
- prevenire l’uso non necessario ed eccessivo della forza da parte della polizia o dei militari;
- evitare violazioni dei diritti umani nelle aree più emarginate;
- prevedere meccanismi per verificare la responsabilità di eventuali violazioni dei diritti umani da parte delle forze di sicurezza;
- indagare su casi di violazioni dei diritti umani, assicurando i responsabili alla giustizia, e di sostenere pienamente le vittime e i loro familiari.
Il testo dell’appello
Egregi membri e rappresentanti della Commissione di Sicurezza delle Olimpiadi di Rio 2016, ci rivolgiamo a voi per chiedere che:
- si assicuri che tutte le forze di sicurezza coinvolte nelle operazioni di sicurezza prima e durante i Giochi olimpici di Rio 2016 (comprese le forze armate) ricevano un addestramento adeguato, in linea con i “Principi fondamentali dell’ONU sull’uso della forza e delle armi da fuoco da parte delle forze dell’ordine” e il “Codice di condotta delle forze dell’ordine”;
- vengano adottate tutte le misure adeguate per prevenire l’uso della forza in modo non necessario ed eccessivo da parte delle forze dell’ordine, in particolare l’uso di armi da fuoco e delle cosiddette armi “meno letali”;
- si assicuri che non vengano introdotte restrizioni ingiustificate dei diritti alla libertà di espressione e di riunione pacifica prima e durante le Olimpiadi di Rio 2016;
- si assicuri che i diritti alla libertà di espressione e di riunione pacifica siano pienamente rispettati e garantiti dalle forze dell’ordine, e che le forze di sicurezza che controllano le proteste non facciano un uso non necessario o eccessivo della forza, compreso l’uso delle cosiddette armi “meno letali”, e che i manifestanti non subiscano arresti arbitrari;
- si assicuri che le operazioni di sicurezza pubblica nelle favelas e nelle comunità marginalizzate, compreso lo spiegamento temporaneo delle forze militari, non porti ad alcun tipo di abuso;
- vengano previsti specifici meccanismi di responsabilità, per le forze sia di polizia che militari coinvolte nelle attività di pubblica sicurezza prima e durante i giochi, compresi meccanismi adeguati e sicuri per le persone che denuncino eventuali abusi senza timore di rappresaglie;
- siano garantite indagini puntuali, imparziali e indipendenti nei casi di violazioni dei diritti umani, in particolare nei casi di uccisioni da parte delle forze dell’ordine, e che i sospettati di responsabilità penali vengano giudicati da tribunali ordinari;
- sia fornita piena assistenza psicologica e sociale alle vittime e alle loro famiglie, e venga assicurata un’adeguata riparazione, che comprenda risarcimento, soddisfazione e garanzia di non reiterazione.