È il 1994 e in Rwanda si verifica il più grande genocidio del ventesimo secolo a cui l’umanità abbia mai assistito dopo la seconda guerra mondiale. Sotto gli occhi di un occidente indifferente, hutu e tutsi si massacrano sulla base di intricate controversie etniche.
Alla fine della mattanza la conta dei morti risulta terrificante: 800.000 vittime, colpite a casaccio, neanche i carnefici giocassero a mosca cieca. E il tutto in appena 100 giorni.
Violenza chiama violenza e il prezzo più alto, manco a dirlo, lo pagano gli indifesi, soprattutto donne e bambini che il perché di quella guerra neanche lo sanno. Vengono fatti fuori a fucilate, sì, ma stiamo parlando di un Paese povero e dunque ci si arrangia come si può: la scelta cade anche su bastoni chiodati e machetes.
Non è preistoria questa, è storia. La storia di cui tutti facciamo parte e che ha il dovere di essere raccontata, ripetuta, mandata a memoria. Perché ciò non avvenga più. Ma soprattutto perché ciò potrebbe ripetersi in qualsiasi momento.
E’ questo l’obiettivo di Marco Cortesi e Mara Moschini e dei loro ragazzi che si occupano di teatro civile e che dal 2004 portano il loro spettacolo, “Rwanda“, in giro per l’Italia e l’Europa tra teatri, parrocchie e piazze, ovunque ci sia gente disposta a guardare, comprendere, riflettere.
Un’esperienza di successo che apre le porte a una nuova sfida che ogni persona dotata di buonsenso avrebbe scoraggiato: farne un film. Ma i saggi qualche volta hanno torto, i folli vengono sospinti dalla forza delle loro idee e incontrano altri folli sicché riescono a combinare qualcosa di grandioso.
Servono 25.000 euro per produrre il film-documentario e non siamo a Hollywood, tutti questi soldi non li hanno. Decidono allora di lanciare una campagna di raccolta fondi su Produzioni dal Basso – tra le più importanti piattaforme di crowdfunding in Italia – che, per i suoi elevati standard, stupisce anche lo stesso fondatore Angelo Rindone, come da lui stesso dichiarato in una recente intervista rilasciata al direttore di Felicità Pubblica, Antonella Luccitti (leggi l’intervista).
Il progetto “Rwanda – Un film per fare la differenza” si rivela, dunque, un successo: associazioni, organizzazioni, singole persone cominciano a investire sulla piattaforma, donando ciascuno un po’. L’obiettivo (20 mila euro) è a oggi quasi raggiunto ma manca un piccolo sforzo, una sorta di conto alla rovescia affinché i lavori possano iniziare.
L’obiettivo è quello di realizzare un libro e un dvd distribuito a livello nazionale grazie alla collaborazione di numerose case editrici e diffondere quanto più possibile il film-documentario nelle associazioni e nelle scuole per abbattere l’indifferenza sull’argomento grazie al suo valore didattico-educativo, senza tralasciare valori universali quali pace, speranza, impegno per un mondo migliore.
Encomiabile la scelta di provvedere alla sottotitolazione dei dialoghi in più lingue, come anche l’ambizione di partecipare a festival nazionali e internazionali. Il progetto dimostra lungimiranza, chiarezza, trasparenza e, soprattutto, coscienza. Quasi fosse una sorta di “dovere” raccontare, attraverso la storia di due ragazzi, appartenenti uno al gruppo hutu e l’altra ai tutsi, quel che accadde in Rwanda, insegnando il valore della conoscenza della storia, della consapevolezza, dei sentimenti umani che, certo, anche in mezzo alla tragedia possono trovare uno spiraglio di luce e risplendere su un mondo nuovo.
Felicità Pubblica vi invita a scoprire di più sulla campagna visitando il sito e guardando il promo dell’iniziativa.