Il mondo del web è saturo delle cosiddette fake news, notizie false, vere e proprie bufale che vengono condivise sui social network e rapidamente si diffondono, contribuendo ad alimentare il caos e la disinformazione. Si tratta di un fenomeno negativo in senso assoluto, ma senza ombra di dubbio pericolosissimo quando le bufale riguardano la nostra salute.
Per questa ragione, e in proporzione al continuo aumento di gente che utilizza il web come fosse un vero e proprio medico, è stato presentato recentemente a Milano dall’Unamsi (Unione nazionale medico scientifica di informazione) e da Cipomo (Collegio italiano dei primari oncologi medici ospedalieri) un “Decalogo ragionato per salvarsi dalle bufale”.
Si tratta di 10 regole, appunto, fondamentali per invitare i cittadini a non cadere in certe trappole che la Rete può indurre, a partire dall’importanza della verifica delle fonti, passando per la messa al bando delle cure fai da te e le auto-diagnosi, fino all’acquisto di farmaci online.
Sono troppi gli italiani che interrogano il web scrivendo sul motore di ricerca i propri sintomi, spinti dalla necessità di ridimensionare la propria ansia. In realtà poi succede proprio il contrario: una gran confusione e, in molti casi, il terrore di aver contratto malattie molto serie. Il tutto, basato sul nulla. È questo il rovescio della medaglia del web che mette faccia a faccia il lettore con il testo da leggere senza, come nei casi importanti che riguardano la salute, una terza persona che faccia da intermediario o da filtro per l’affidabilità delle fonti. Dice infatti Francesco Brancati, presidente Unamsi: «Negli ultimi 15-20 anni il mondo è cambiato e con esso è cambiata la tipologia di lettore. Una volta il lettore era attivo perché sceglieva quale quotidiano comprare, ma era, nella maggior parte dei casi, anche passivo perché leggeva le notizie proposte da quel giornale specifico; oggi invece il lettore è attivo a tutti gli effetti perché cerca su internet ciò che vuole su un determinato argomento. E su ogni tema, in particolare se riguarda la salute, trova tutto lo scibile. Solo che sul web chiunque può scrivere, non solo gli scienziati o gli esperti».
Ne deriva che le bufale impazzano. Sono nel 2014, riprendendo i dati Censis, erano 4 italiani su 10 ad affidare a internet il responso sulla propria salute o a fare ricerche. Nel corso di questo 2017 la percentuale è aumentata fino all’88% di cui la metà non si preoccupa né della fonte di provenienza né si spinge oltre la prima pagina dei risultati generati dal motore di ricerca.
Quando poi a subire questa prassi sono le informazioni che riguardano l’oncologia, si supera evidentemente il limite accettabile. Si tratta di qualcosa di sbagliato e di profondamente ingiusto e a tal proposito, il past president di Cipomo, Maurizio Tomirotti spiega: «Le bufale in oncologia sono particolarmente odiose perché insistono su una popolazione, quella dei malati oncologici, particolarmente fragile. Noi ci offriamo di essere vicini ai pazienti anche per il vaglio delle informazioni. Ci sono programmi avviati negli ambulatori e nei reparti proprio per insegnare ai pazienti come distinguere il bene dal male, ma non è il nostro lavoro. Da qui l’idea di rivolgerci a Unamsi».
Il presidente attualmente in carica di Cipomo, Mario Alberto Clerico, spiega un concetto molto importante: «Il messaggio che vorremmo passasse è che la medicina è una scienza che procede anche per errori, revisioni e aggiustamenti, che la medicina non può offrire certezze assolute». Se persino la medicina può sbagliare, se tutto è perfettibile, si comprende molto bene come il web sia lontano anni luce dal ruolo che svolgono i professionisti ogni giorno, basato su criteri e analisi scientifiche.