SEAC lancia un progetto per favorire l’inserimento sociale dei detenuti

È nato il progetto “Volontari per le misure di comunità” promosso da SEAC (coordinamento enti ed associazioni di volontariato penitenziario), sostenuto da Fondazione con il Sud per favorire il reinserimento sociale di coloro che, a vario titolo, sono sottoposti a misure di comunità.

Il progetto SEAC coinvolge cinque associazioni di volontariato di Sicilia, Campania, Sardegna e Calabria e prevede la formazione dei volontari, il rafforzamento della rete tra le associazioni che si occupano di volontariato carcerario e, con iniziative varie, si impegna a sensibilizzare gli individui della società verso l’accoglienza di persone che si trovano in esecuzione penale esterna.

Le associazioni partner del progetto sono davvero tante: AsvoPe di Palermo, Oltre le sbarre di Cagliari, Liberamente di Cosenza e I Giovani della Carità di Isola Capo Rizzuto oltre alla Caritas di Avellino. Fanno, inoltre, parte della rete Controluce di Pisa, Sesta Opera San Fedele di Rieti, Sesta Opera San Fedele di Milano e VoReCo Volontari Regina Coeli di Roma. Un primo ciclo formativo a Cagliari, Palermo e Avellino si è già concluso e nel mese di gennaio ne è partito un altro a Cosenza e Isola Capo Rizzuto, coinvolgendo circa 150 aspiranti volontari.

Purtroppo nel nostro Paese è molto diffusa l’idea che la società sia tanto più sicura quanto più gli autori dei reati restino in carcere. Niente di più sbagliato, poiché il tasso di recidiva delle persone che scontano in carcere la pena detentiva è molto più alto di quello relativo a persone che non vengono detenute: addirittura il 70% dei soggetti detenuti diventa recidivo, mentre solo il 19% dei condannati in esecuzione esterna commette nuovi reati una volta estinta la pena.

Riguardo all’iniziativa, la presidente SEAC Laura Marignetti dichiara: «Il progetto comporta la definizione di un ruolo inedito del volontariato quale facilitatore dell’inclusione sociale. È previsto, infatti, che a ciascuno dei cicli formativi segua una fase di impegno attivo nell’accompagnamento di soggetti in esecuzione penale esterna, al fine di offrire ai volontari competenze non solo teoriche. Ma soprattutto il progetto prevede, in conformità alle direttive europee, un massiccio intervento di sensibilizzazione del tessuto sociale, volto ad incrementare nell’opinione pubblica la fiducia nei confronti delle pene non detentive, anche con riferimento al tema della sicurezza intorno al quale fioriscono, spesso, le peggiori speculazioni».

Non solo: i corsi di formazione sono stati organizzati anche grazie al contributo di magistrati e avvocati, segno che la rete per l’attuazione delle misure di comunità si sta avviando davvero e che il volontariato, in questo percorso, riveste un ruolo da protagonista.

 

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Patrizia Abello