La Riforma del Terzo Settore riparte dai giovani. Dopo l’approvazione della legge delega, è arrivato il momento dei decreti e il Governo nei giorni scorsi ha dato il via libera al primo, quello che riguarda il servizio civile che diventa così a tutti gli effetti universale.
«Abbiamo mantenuto un impegno con i giovani», ha commentato il ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti. «È un passo avanti importante».
A 45 anni dall’introduzione della legge 772 “Norme in materia di obiezione di coscienza”, oggi dunque il nostro Paese è pronto a dare un nuovo impulso al servizio civile, impegnandosi a coinvolgere annualmente 100 mila giovani, contro i circa 10 mila attuali a fronte appunto di circa 100 mila domande.
Resta invariata invece l’età per partecipare: potranno farne richiesta tutti i giovani con un’età compresa tra i 18 e i 29 anni (non ancora compiuti).
Ma cos’altro cambia con la nuova legge?
Tra le novità principali senza dubbio che la possibilità di accedere al servizio civile viene estesa ai cittadini dell’Unione Europea e agli stranieri soggiornanti regolarmente in Italia. I ragazzi impiegati nei progetti sul territorio italiano potranno inoltre svolgere tre mesi di attività in uno dei Paesi membri dell’UE per rafforzare il senso comunitario, o in alternativa richiedere un’azione di tutoring per l’accesso al mercato del lavoro. E’ previsto anche un meccanismo di premialità verso gli enti che garantiranno l’inserimento nei progetti di giovani in situazioni di svantaggio.
Una seconda importante novità è quella che riguarda l’orario, che passa da 30 a 25 ore a settimana. Si tratta di un correttivo sollecitato a gran voce dai volontari e dalle associazioni non profit, che aveva chiesto in realtà la riduzione a 20 ore, per evitare che il servizio civile fosse utilizzato come forma di sfruttamento lavorativo piuttosto che come reale voglia di dedicare tempo e risorse volontariamente alla propria comunità.
Spazio poi alla valorizzazione delle competenze e alla flessibilità: nella scelta delle attività verrà valorizzato il curriculum vitae del volontario e sarà data la possibilità di modulare il periodo del servizio civile da otto a dodici mesi.
Alcuni cambiamenti sono previsti anche dal punto di vista organizzativo e gestionale. Sarà lo Stato a programmare le azioni su base triennale, controllare con indagini ispettive, valutare e verificare lo svolgimento da parte degli enti accreditati, mentre Regioni e Province autonome saranno chiamate a partecipare attraverso la cooperazione nella realizzazione degli interventi. Gli enti, sia pubblici che privati, interessati a ospitare i volontari del servizio civile universale dovranno essere iscritti presso un apposito Albo, presentare i programmi di intervento e curarne la realizzazione. Grande importanza è attribuita poi alla Consulta nazionale per il servizio civile e alla Rappresentanza degli operatori volontari chiamati a confrontarsi con lo Stato per l’attuazione del servizio civile universale.
Quanto alle tematiche al centro del servizio civile universali, infine, saranno divise nei seguenti macro-ambiti di intervento contenuti nel decreto: protezione civile, assistenza, patrimonio ambientale e riqualificazione urbana, nonviolenza e difesa non armata, patrimonio storico, artistico e culturale, educazione, promozione culturale e sport, agricoltura in zona di montagna e sociale, biodiversità, promozione della pace tra i popoli, promozione e tutela dei diritti umani, cooperazione allo sviluppo, promozione della cultura italiana all’estero e sostegno alle comunità di italiani all’estero.