Smart-Plant è un progetto finanziato dall’Unione Europea che ha come obiettivo quello di recuperare risorse dagli scarti della depurazione delle acque. Stiamo parlando dell’unico progetto che l’Italia è riuscita ad aggiudicarsi, finanziato da Horizon 2020 (lo strumento di finanziamento alla ricerca scientifica e all’innovazione della Commissione Europea).
A occuparsene sarà il Dipartimento di Biotecnologie dell’Università di Verona a cui spetterà il compito di trasformare lo “scarto” in “risorsa”; interessante come l’economia circolare entri finalmente nella gestione dei depuratori municipali. Smart-Plant, già presentato a Venezia, si avvale di un budget per la realizzazione del progetto di 9,6 milioni di euro e vede protagonisti 25 partner europei.
Attraverso la buona riuscita di questo progetto si vuole sostanzialmente limare le differenze esistenti oltre i confini europei, recuperando risorse rinnovabili e decontaminando contemporaneamente gli scarichi.
Questo modo di procedere è un perfetto esempio di economia circolare, che recupera e trasforma, secondo i più moderni criteri di innovazione.
Francesco Fatone, del dipartimento Biotecnologie ha infatti dichiarato: «Esistono tecniche sostenibili che ogni anno possono permettere di recuperare, dagli scarichi domestici di ogni cittadino, circa 7 kg di cellulosa, oltre 3 kg di biopolimeri, 1 kg di fosforo ed oltre 4 kg di azoto. Smart-Plant verifica la validità sul campo queste soluzioni, realizzando una piattaforma europea che dimostrerà come sia fattibile e sostenibile integrare i nostri depuratori urbani e trasformarli in impianti di recupero, con forti impatti economici e sociali, oltre che ambientali, che andremo chiaramente a quantificare».
Sostanzialmente il depuratore sarà la macchina operativa del progetto perché, oltre a depurare i materiali inquinanti con costi ridotti, provvederà anche al recupero biologico di fosforo – essenziale per concimi e mangimi animali – e a quello di biopolimeri, importantissimi per minimizzare lo smaltimento dei fanghi e utilissimi invece per produrre plastica da una fonte che non sia il petrolio.