Che cos’è il Green Public Procurement? È un modo di agire, un’attenzione posta dalle Pubbliche Amministrazioni alla tutela dell’ambiente. Si manifesta attraverso l’imposizione di criteri specifici nei bandi per le gare d’appalto. Non c’è una versione standard di questi criteri ma essi si focalizzano sulla razionalizzazione degli acquisti della PA la quale, nelle sue varie articolazioni, privilegia prodotti ecosostenibili, articoli assemblati con procedure a basso impatto ambientale e pone un occhio di riguardo alla riduzione dell’uso di risorse naturali esauribili.
Su impulso della Commissione europea, che ha elaborato la comunicazione “Politica integrata dei prodotti, sviluppare il concetto di ciclo di vita ambientale” – COM (2003) definitivo del 18.06.2003 – e in ottemperanza alle prescrizioni della legge finanziaria del 2007, il ministero dell’ambiente ha elaborato il “Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi della pubblica amministrazione” nel quale sono fornite una serie di indicazioni alle pubbliche amministrazioni nell’ottica di una più agevole attuazione del Green Public Procurement.
Nello specifico, sono indicati gli obbiettivi da raggiungere e identificate le categorie di beni e servizi che necessitano di un intervento immediato a causa del loro elevato impatto ambientale; sulla base di queste informazioni è incentivata l’adozione di criteri ambientali minimi.
Inoltre, è attribuito alle Pubbliche Amministrazioni il compito di analizzare il proprio fabbisogno in modo da razionalizzare i consumi e favorire la dissociazione tra sviluppo economico e degrado ambientale; in secondo luogo esse sono chiamate a individuare gli organi e le relative funzioni nel processo di attuazione del Green Public Procurement e a redigere un programma interno che pianifichi le azioni “verdi”.
A questo proposito la Consip, centrale acquisti della pubblica amministrazione, società in-house del ministero dell’Economia, riveste un ruolo guida nell’implementazione del Green Public Procurement poiché essa ha dichiarato di impegnarsi affinché una quantità sempre maggiore di acquisti per la PA sia “verde”. I principali eco-obbiettivi che la Consip si pone riguardano l’uso sostenibile delle risorse, che comporta la riduzione del ricorso a risorse naturali esauribili, la prevenzione di danni alla salute e la riduzione, il riutilizzo, e la corretta gestione del ciclo di vita dei rifiuti.
Negli ultimi anni sono stati monitorati gli “acquisti verdi della PA” (i dati sono certi per appalti sopra i 40.000 euro e stimati negli altri casi) e, sebbene ancora lontani dall’obbiettivo del 50% e dalla media europea, essi stanno aumentando di anno in anno sulla scia di una maggiore attenzione a tutto ciò che riguarda la tutela dell’ambiente. Questa la situazione a livello interno.
In ambito europeo la situazione è in evoluzione: a partire dal 2003 con la Comunicazione “Politica integrata dei prodotti, sviluppare il concetto di ciclo di vita ambientale”, passando per la Direttiva 2003/18/CE sugli appalti pubblici, che contiene norme di apertura all’introduzione di una più accurata salvaguardia dell’ambiente, si approda alla comunicazione del 2008 “Appalti pubblici per un ambiente migliore” che si concentra sul tema, offrendo una panoramica sullo stato dell’arte e sui passi da compiere.
Oltre ad un miglioramento della situazione attuale, tramite la riduzione dell’inquinamento, la sostituzione di materiali dannosi per l’ambiente con altri ecocompatibili e l’adozione di metodologie produttive ad impatto ambientale minimo, la Comunicazione si propone di incentivare uno sviluppo tecnologico basato su parametri che oggi tutte le imprese devono rispettare. L’ambito delle energie rinnovabili, come quello dei materiali ecocompatibili, conoscono una fase di intenso sviluppo; inoltre una normativa sempre più stringente aumenta la propensione alla ricerca che, a sua volta, stimola l’attuazione di tecniche innovative e a impatto zero.
In vista di questo sviluppo la Pubblica Amministrazione deve fornire un esempio e fare in modo che le sue buone prassi abbiano effetti positivi sull’ambiente e sulla vita delle persone che usufruiscono dei servizi da essa offerti.
Il primo passo consiste nello stabilire criteri comuni a tutti gli Stati membri in modo da non alterare la concorrenza e favorire un’interazione maggiore tra produttori e PA. Sono stati individuati 10 settori di sperimentazione e sono stati sviluppati criteri per specifici prodotti e servizi sulla base di una collaborazione tra i rappresentanti degli stati membri attivi nel campo del Green Public Procurement e i servizi della Commissione Europea. Per la definitiva stesura dei criteri un ruolo strategico è stato giocato dalla consultazione delle parti interessate dell’industria e della società civile, in modo da avere informazioni dal punto di vista di tutti gli interlocutori coinvolti.
Tali criteri si dividono in criteri “di base” che si concentrano sull’efficienza ambientale del prodotto, cercando di contenere i costi amministrativi per le imprese, e criteri “generali” che prendono in considerazione una molteplicità di aspetti o livelli più elevati di efficienza ambientale e sono destinati a quegli enti che voglio impegnarsi in modo più incisivo nella tutela dell’ambiente e nello sviluppo dell’innovazione.
All’emanazione della normativa si è accompagnata l’istituzione dell’Eco-Management and Audit Scheme, uno strumento volontario al quale enti pubblici e aziende possono aderire con lo scopo di valutare e migliorare le proprie prestazioni ambientali, fornendo allo stesso tempo informazioni sulla propria gestione; l’ambizione di questo strumento è la realizzazione di uno sviluppo economico sostenibile ponendo in rilievo il ruolo e le responsabilità delle imprese fornitrici.
Negli Stati Uniti, invece, l’Amministrazione centrale ha incoraggiato l’utilizzo del Green Public Procurement – anche detto Sustainable Public Procurement – e lo stesso presidente, nel 2009, ha firmato un ordine esecutivo che prevede che il 95% degli appalti pubblici soddisfi criteri “verdi”; subito dopo la sua emanazione, la General Services Administration ha lanciato un programma di lavoro per favorire l’attuazione di questo provvedimento.
La valorizzazione del Gpp prevede un approccio basato sull’analisi del ciclo di vita del prodotto che analizzi l’impatto sull’ambiente di ogni fase della catena di produzione. In questo modo è stato possibile evidenziare le criticità e la direzione da prendere nella costruzione di criteri più adeguati alla conservazione dell’ambiente.
Nella stessa ottica si pone il Governo inglese che predispone standard di sostenibilità per la procedura d’appalto pubblico. Tutti i Dipartimenti governativi e le organizzazioni correlate sono obbligati ad uniformarsi ai Government Buying Standards (GBS), i quali vengono elaborati grazie agli input provenienti dalle esperienze dello stesso governo, dal mondo dell’industria e da tutti gli altri soggetti interessati. In un secondo momento questi criteri vengono completati grazie alle indicazioni provenienti da ricerche di mercato e analisi sull’effettiva riduzione dei costi e sulle capacità di adattamento del mercato.
Tali criteri sono applicati attraverso norme tecniche da inserire nei bandi oppure, se l’appalto è già stato aggiudicato, possono essere inserite specifiche clausole contrattuali relative a una particolare attenzione alla salvaguardia ambientale ma anche ai benefici di lungo termine in ordine alla riduzione dei costi complessivi.