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Starbucks, la catena mondiale di caffetterie solidali sbarca a Milano

Come ormai tutti sanno, Starbucks, la catena mondiale di caffetterie, sbarcherà in Italia e precisamente a Milano.

Se ne è parlato a lungo, la cosa ha diviso e divide milioni di italiani amanti dell’espresso e non, questi ultimi proprio non se la sentono di chiamare caffè quella brodaglia lunga detta, appunto, caffè americano; dall’altro lato non sono pochi i cultori di questa bevanda.

Piaccia o meno, Starbucks arriverà comunque nel capoluogo lombardo, attraverso un aneddoto che vogliamo raccontarvi. Destino, o caso che dir si voglia, qualche tempo fa accadde un fatto curioso: l’amministratore delegato Howard Schultz, colui che diede la svolta all’azienda, un giorno, passeggiando per Milano fu colto da un’illuminazione, cioè realizzare una catena di caffetterie nelle quali poter passare del tempo a parlare, leggere e persino lavorare.

Howard Schultz, nato povero ma sempre pronto a mettersi in gioco con idee geniali, rileva nel 1987 le 165 caffetterie Starbucks e 5 anni più tardi sbarca a Wall Street: entro il 2000 queste saranno 3500, e attualmente sono oltre 20000 distribuite in 65 Paesi nel mondo.

E ora l’Italia. Dapprima Milano e poi Roma. Asserisce Howard Schultz stesso: «Non abbiamo nulla da insegnare agli italiani sul caffè, ma abbiamo l’ambizione di mostrare loro la nostra diversa interpretazione della stessa bevanda. La Roastery (torrefazione) sarà un’esperienza unica, vogliamo sorprendervi. Vi presenteremo una miscela nuova, studiata per l’Italia. E se sarà un successo, come speriamo, arriveranno altre caffetterie». Starbusks ha inoltre stretto una partnership con il panettiere milanese Princi, che fornirà alla catena prodotti dolciari e da forno.

Ha affermato Antonio Percassi, l’imprenditore che sta curando l’arrivo in Italia del colosso americano: «Lo sviluppo forte si farà se il mercato risponderà bene. I mercati di Roma e Milano sono i primi a essere testati. In tutto puntiamo ad aprire 2-300 punti in tutta Italia, pensiamo che nel mercato possa starci».

Non è ancora stata decisa la data di apertura per questa nuova esperienza, ma si sa che la sua collocazione sarà a due passi dal Duomo, in Piazza Cordusio, nello storico palazzo delle Poste. Né trapela alcunché sull’entità dell’investimento, ma è certo che Starbucks va in controtendenza, nel senso che si muove investendo nel nostro Paese anziché scappare altrove e che assumerà oltre un centinaio di persone proprio a Milano, ritenendola risorta e rinnovata dopo l’Expo.

E con Milano, con i suoi cittadini, Starbucks ha avuto i primi scontri: infatti il giardino esotico di palme e banani davanti al Duomo ha suscitato non poche polemiche tra i milanesi, alcuni risentiti, alcuni divertiti, altri ancora meravigliati. Ma attenzione: Starbucks ha solamente sponsorizzato lo spiazzo verde, per ringraziare Milano e per farsi benvolere da subito, non ha assolutamente responsabilità sul progetto. Peraltro, che ai milanesi piaccia o meno, le palme situate in piazza Duomo sono cresciute a Milano, in cortili e giardini privati e da decenni si sono assuefatte al clima milanese.

La sorpresa, quindi, da parte di Starbucks è stata forte, e Schultz si è persino sentito amareggiato perché a una palma è stato dato fuoco, mentre il suo intento era quello di un’entrata nella nuova realtà in punta di piedi e molto rispettosa.

Piace inoltre ricordare e portare come esempio la risposta che Starbucks, sempre nella persona di Schulz, ha dato a Donald Trump dopo la stretta sull’immigrazione: viene infatti annunciato un piano di investimenti che avrà tra le priorità la contrattualizzazione degli immigrati «che hanno servito il Paese con le forze Usa come interpreti o personale di supporto». Nei prossimi 5 anni sono previste 10.000 assunzioni tra i rifugiati.

In una lettera ai suoi dipendenti, l’amministratore delegato ha affermato che le assunzioni, anche se inizieranno negli Stati Uniti, riguarderanno i punti vendita di tutto il mondo e, tra l’altro, ha dichiarato che Starbucks sosterrà i coltivatori messicani. Inoltre, vogliamo ricordare che negli Usa – dove sono presenti  le associazioni come Feeding America e Food Donation Collection – Starbucks dona tutto il cibo rimasto invenduto nei locali della catena alle persone in condizioni economiche disagiate.

Infine, come ciliegina sulla torta, Starbucks ha varato lo scorso anno un programma di welfare aziendale per pagare il college ai dipendenti o ai loro figli e offre a tutti i lavoratori, persino a quelli part-time, una copertura sanitaria completa.

Non ci sono molti commenti da fare in merito, ma sapere che una catena davvero immensa di caffetterie, con punti vendita sparsi in Paesi di tutto il mondo, continui a mantenere un cuore vivo e pulsante, di questi tempi, è manna e consolazione.

 

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Redazione