12 agosto 1992 – Stati Uniti, Canada e Messico stipulano l’accordo Nafta (North American Free Trade Agreement) che entrerà in vigore nel gennaio del 1994. L’intento rientra nella prospettiva della costituzione di un mercato unico, attraverso il progressivo abbattimento dei vincoli esistenti al movimento dei capitali e il superamento delle tariffe doganali entro il 2008. Di fatto il Nafta è l’estensione di un accordo precedente, l’FTA – area di libero scambio – firmato da Canada e U.S.A che prevedeva la liberalizzazione quasi totale dei prodotti agricoli. Tuttavia, poco tempo dopo l’entrata in vigore dell’accordo, il Messico va incontro a una grave crisi finanziaria: Canada e Stati Uniti spostano proprio in Messico i loro cicli di produzione dove il costo del lavoro è più economico, grazie al Nafta i datori di lavoro americani possono applicare salari più bassi, milioni di lavoratori agricoli messicani sono costretti ad abbandonare il settore agricolo e le piccole imprese non più in grado di competere con i prezzi della merce prodotta dagli Stati Uniti.
Di fatto, il prezzo dell’accordo Nafta lo paga quasi interamente il Messico, dove aumenta il degrado socio-economico, le campagne si spopolano di produttori agricoli che corrono in massa verso le città e, di conseguenza, aumenta l’immigrazione clandestina verso gli Stati Uniti. Contemporaneamente, nascono fenomeni di protesta sociale in alcune regioni messicane, in particolare del Chiapas.