Il nostro Paese fa un uso eccessivo del suolo. È vero e proprio sfruttamento dal momento che il 7% del suolo nazionale risulta edificato, con eccessi che arrivano a toccare il 50% in alcune realtà territoriali.
Impossibile non considerare l’utilizzo sproporzionato di cemento come un problema. Per questo motivo qualche anno fa era stato presentato alla Camera dei deputati un ddl che faceva riferimento al contenimento del consumo del suolo e al riuso di quello impermeabilizzato. Finalmente è arrivata l’approvazione in prima lettura del provvedimento, ora bisognerà attendere la risposta del Senato. Il documento ha un obiettivo piuttosto chiaro: la riduzione graduale del consumo del suolo fino a raggiungere lo zero, traguardo raggiungibile entro il 2050.
Ma per raggiungere un obiettivo di tale portata, sarà necessario seguire un percorso nuovo a partire dai Comuni che avranno il compito di favorire le ristrutturazioni e i rinnovi edilizi, quindi basta alle nuove costruzioni. Aspetto ancora più importante a cui fa riferimento il ddl è il censimento degli edifici non utilizzati, in stato di abbandono o recuperabili dopo qualche intervento. Sappiamo bene come in Italia ci siano strutture integre, alcune delle quali necessiterebbero di interventi minimi per poter essere abitabili.
Tanto più che si andrebbe a intervenire anche sul degrado ambientale e urbanistico di molte zone, con la conseguente valorizzazione territoriale, con ricadute positive in termini sociali ed economici.
Il disegno di legge di cui stiamo parlando presenterebbe però numerosi ostacoli, stando agli ambientalisti che lamentano la cancellazione di una specifica norma che andrebbe a contraddire il ddl. Inoltre essi denunciano come le Grandi opere (scuole, ospedali, strutture pubbliche) non saranno considerate consumo di suolo.