È risaputo come il diritto allo studio non sia una prerogativa di tutti i popoli e i Paesi del mondo. Se si tratta di contesti economici e sociali fragili, più volte abbiamo visto i governi prendere decisioni discutibili. Esattamente quanto accaduto in Sudafrica nell’autunno del 2015, quando il presidente Jacob Zuma aveva disposto un aumento del 10% delle tasse nelle università pubbliche.
Nello Stato africano in questione, l’istruzione rappresenta uno degli aspetti più importanti della vita dei giovani perché costituisce un investimento sul futuro, l’opportunità di partecipare attivamente allo sviluppo del Paese, e, fatto non trascurabile, una vera e propria forma di riscatto sociale. L’aumento del 10% delle tasse totali, di fatto, ha un risvolto che rafforza le diseguaglianze etniche all’interno del Sudafrica, condannando la maggioranza nera del Paese a rinunciare agli studi e alla propria idea di futuro.
Proprio quando, nell’ottobre del 2015, venne annunciato l’aumento dei costi legati all’istruzione, nacque però una realtà che vale la pena raccontare: #FeesMustFall, un movimento studentesco che era – ed è – una reazione a questa presa di posizione da parte del governo sudafricano. Le proteste guidate dagli studenti del movimento furono così tante che costrinsero a rinviare la decisione al 2016, segnando una vittoria parziale per quelle frange della popolazione che avevano vissuto la questione come un affronto, una pesante limitazione delle libertà personali e un’azione con ricadute negative sulla maggioranza di colore.
Durante tutto l’anno #FeesMustFall non ha mai smesso di manifestare, protestare, tutto allo scopo di mantenere viva l’attenzione mediatica su ciò che si stava verificando, e, anzi, diffondendo le contestazioni anche per denunciare lo stridente divario economico che spacca in due il Paese, un razzismo ancora vivo, le precarie condizioni sociali da parte di molti strati della popolazione. Ad oggi, l’aumento della tassazione non è ancora stato attuato ma il provvedimento deciso dal governo persiste, come però persiste anche il movimento studentesco che sembra non conoscere battute d’arresto. Al contrario, esso fa sentire ancora più forte la propria voce e, se può, l’affida a cantanti e cantautori perché – si sa – alcuni messaggi acquistano una maggiore forza grazie alla potenza comunicativa della musica. E quest’ultima in ogni epoca ha sempre raccontato, o provato a raccontare, i disagi e i dolori di milioni di società diverse nel mondo, affinché se ne parlasse, si discutesse, non si dimenticasse.
Oggi sempre più artisti aderiscono dunque al movimento #FeesMustFall, l’ultima è stata Gigi Lamayne, una giovane di talento nel panorama dell’hip hop sudafricano. Lei è tra le persone che vengono definite “born free” (nate libere) e in effetti la sua nascita coincide con la fine dell’apartheid, nel 1994. Non ha avuto paura di schierarsi dalla parte dei più deboli che in questo caso coincide con la parte dei diritti umani, e ha dichiarato: «Mi riconosco e mi identifico in #FeesMustFall perché anch’io, come molti di questi studenti, ho dovuto fare molti sacrifici economici per portare a termini i miei studi; la gente che non conosce il Sudafrica presume che qui non esistano più diseguaglianze perché ormai siamo liberi, ma questo non è vero».
Di seguito, vi proponiamo uno dei lavori di Gigi Lamayne che racconta la lotta di #FeesMustFall in Sudafrica.