Recentemente l’Istat ha pubblicato l’indagine biennale sull’integrazione scolastica degli alunni con disabilità, per quanto riguarda l’anno scolastico 2014/2015.
Il numero medio di alunni con disabilità per insegnante è molto vicino, a livello nazionale, a quello previsto dalla Legge 244/2007 e cioè un insegnante di sostegno ogni due alunni con disabilità.
Si contano infatti 1,8 alunni con disabilità ogni insegnante di sostegno nella scuola primaria e 2 nella scuola secondaria di primo grado.
Tuttavia sono state rinvenute delle forti differenze tra le regioni italiane; il dato più importante è senza dubbio quello relativo al rapporto tra il numero degli studenti disabili e quello degli insegnanti di sostegno. Esso è più basso nelle regioni meridionali ma si evidenziano problemi anche tra alcune regioni settentrionali tra cui il Veneto, che dispone di un insegnante di sostegno ogni 2,10 alunni, e la Liguria che è a quota 2,9. Siamo distanti dunque dalla media complessiva italiana che segna un rapporto pari all’1:1,85.
Cresce anche il numero degli studenti disabili stranieri che con il suo 12% supera quello dei bambini e ragazzi italiani, in tal senso sarebbe opportuno orientare gli studi verso una programmazione che tenga conto, oltre che della disabilità, anche dell’integrazione culturale.
Il rapporto Istat include, fra gli altri dati, anche un confronto con l’Europa in cui i sistemi di integrazione scolastica si distinguono fondamentalmente in tre orientamenti: il sistema di inclusione (presente in Italia e in Spagna) attraverso cui viene applicata la massima integrazione dei disabili; il sistema con distinzione che invece prevede la creazione di classi speciali con rapporti quasi inesistenti con i pari (diffuso in Germania e nei Paesi Bassi); il sistema misto in cui è prevista un’istruzione a parte con una condivisione di approcci e gli alunni possono essere inseriti nelle classi ordinarie in base alle situazioni specifiche (sistema presente in Gran Bretagna, Francia, Finlandia e Svezia).
Ricordate queste distinzioni, emerge che nessun sistema è esente da errori ma è generalmente più apprezzato il modello educativo italiano che, insieme a quello spagnolo, rappresenta il più inclusivo e innovativo fra gli altri.