La sharing economy ha aperto la strada a sempre maggiori novità, apportando il proprio contributo ai vari settori di consumo e, spesso, è riuscita a coniugare in modo felice la volontà collettiva di consumare con buonsenso a quella di risparmiare.
Una realtà di cui vale sicuramente la pena parlare è quella del supermercato cooperativo, un modo nuovo di fare la spesa in cui i clienti sono anche lavoratori o, per meglio dire, soci. Entro questo nuovo sistema – giunto in Italia dopo i buoni risultati registrati negli Stati Uniti e in Gran Bretagna – la merce viene scelta collettivamente secondo criteri condivisi e in base alla seguente logica: dal momento che i consumatori sono anche soci, a questi viene chiesto di investire un modesto capitale, di lavorare in sinergia con la cooperativa occupandosi della sua gestione, ricevendo in cambio del lavoro non soldi ma accesso a prezzi bassi all’acquisto della merce.
Si tratta di un modo affatto nuovo di fare la spesa: durante gli anni ’70 era una prassi molto diffusa sia negli Stati Uniti che in Europa. Poi negli anni ’80 arrivò il boom economico in molti Paesi e il fenomeno subì un arresto. Oggi, coerentemente con la crisi, U.S.A e Europa stanno riportando in vita un modo di vivere e percepire il consumo più equilibrato e assennato, prova di come certe idee del passato fossero ottime.
Di solito, oggi, si chiede di investire nel supermarket una quota di investimento iniziale inferiore ai 100 dollari; successivamente, gli ormai soci sono chiamati a lavorare in negozio per una media di circa 3 ore al mese. Il guadagno che se ne ricava è superiore all’investimento iniziale e alle modeste ore di lavoro dovute. I soci ricevono infatti in cambio la possibilità di avere voce in capitolo sul tipo di alimenti scelti e l’opportunità di riempire il proprio carrello a prezzi molto più bassi rispetto a quelli che offre il mercato standard. Una delle più felici realtà di questo tipo si trova in Francia, nelle capitale Parigi ma anche a Bordeax e a Nantes.
Anche in Italia questa prassi comincia a diffondersi in modo abbastanza veloce, ma al momento si tratta di piccole realtà sparse sul territorio che però crescono con una certa rapidità. Alla base della filosofia del supermercato cooperativo c’è la volontà di consumare in modo critico, vale a dire preferendo prodotti naturali, a filiera corta, provenienti dal commercio equo e solidale. Risulta pertanto abbastanza comprensibile come le scelte collettive mirino a escludere i prodotti di massa, propri dalla grande distribuzione. Quindi bando a tutti quei marchi nei confronti dei quali è stato accertato sfruttamento di risorse naturali o impiego di manovalanza discutibile, così come anche aziende legate a interessi politici.