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“Terminator”: la pelle tecnologica capace di autorigenerarsi

E’ proprio il caso di dirlo: la realtà ha superato l’immaginazione. Già, perché da oggi la nostra pelle sarà capace di ripararsi da sola come accade nei film che hanno per protagonisti cyborg e altre creature fantascientifiche.

Fatta di un materiale traslucido, elastico e sottile che imita le caratteristiche di quella umana, la pelle elettronica Terminator – la scelta del nome è un esplicito richiamo alla pellicola di James Cameron – promette risultati sorprendenti: grazie alla capacità di ricaricarsi, avvertire pressione, temperatura, umidità e perfino il flusso d’aria, la e-skin promette di cambiare in meglio la vita di tutti coloro che indossano una protesi e, in generale, il mondo della robotica.

Ma come è stato possibile raggiungere questo traguardo tecnologico? Gran parte del successo risiede nelle nanoparticelle d’argento che hanno l’eccezionale capacità di ricreare, sotto l’aspetto estetico visivo e tattile, l’effetto percettivo di una vera pelle umana. L’autoriparazione invece si ha mediante un mix di tre composti a base di etanolo ed è proprio l’etanolo, noto ai più come alcol etilico, che permette a “Terminator” di possedere un’altra caratteristica: quella della riciclabilità. Immergendo la pelle elettronica in una soluzione di etanolo, il materiale plastico si dissolve completamente lasciando le nanoparticelle sul fondo e, dunque, pronte per essere nuovamente impiegate.

Al momento la nuova pelle è un prototipo, ma si lavora a ritmi serrati per lanciarla sul mercato.

 

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Milena D'Aquila