“Ti seguirò fuori dall’acqua” di Dario Fani

Essere un pesce fuor d’acqua, nell’immaginario collettivo, equivale a sentirsi a disagio; è un modo di dire usato per chi si sente in imbarazzo, fuori posto, che non sa come comportarsi lontano dal proprio ambiente, e si trova visibilmente spaesato come potrebbe trovarsi un pesce fuori dal suo elemento naturale.

E oggigiorno chi è nell’acqua giudica, senza sapere che il giudizio, qualsiasi giudizio, è sempre frutto della paura.

Il libro offre parecchi spunti di riflessione e riporta all’attenzione il vero senso della vita, attraverso il “dialogo”, prima rabbioso e poi amorevolmente accogliente, tra un padre “di successo e perfetto” e suo figlio neonato prematuro Down, inaspettato.

Il dialogo è pieno di pathos ed evidenzia i sentimenti di spiazzamento, colpevolezza, vergogna, rifiuto, accettazione, fiducia, amore.

Al giorno d’oggi la lentezza viene giudicata un difetto, senza pensare che permette di gustare pienamente le cose e le conquiste.

La differenza aiuta a vedere il mondo da più angolazioni, a incantarsi di fronte a tutte le sfumature, a diffondere l’amore, l’amore vero quello senza filtri.

La specialità è una sfida nella società odierna basata sull’apparenza, sul perfezionismo, sullo scarso dialogo. Ma dobbiamo essere promotori tutti di un cambiamento: dobbiamo imparare a essere leggeri e a privarci della sola materia fatta di oggetti, puntando alla ricchezza di umanità, alla condivisione e alle relazioni. Perfino gli uccelli hanno dovuto svuotare le ossa per poter volare!

Ed ecco che uscire dall’acqua diventa una piena libertà, un privilegio, un arricchimento.

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Barbara Scutti