Un urlo straziante che risuona a bordo vasca. Un uomo che tiene tra le braccia la sua donna, morta, come in una moderna Pietà di Michelangelo. Tante impronte di mani insanguinate sui loro abiti bagnati.
E’ il dramma dei migranti che per la prima volta irrompe prepotentemente nel mondo del nuoto sincronizzato, uno sport fatto di lustrini e paillettes, di coreografie romantiche e di mondi fantastici, accompagnati da musiche da sogno. Ad avere il coraggio di rompere gli schemi sono stati Manila Flamini e Giorgio Minisini, straordinaria coppia italiana del nuoto sincronizzato, che questa settimana hanno raggiunto il gradino più alto del podio ai Mondiali di Budapest, portando a casa una meritata medaglia d’oro. Con “A scream from Lampedusa”, questo il titolo dell’esercizio curato da Michele Braga con la coreografia di Anastasija Ermakova, Giorgio e Manila volevano “spiegare il dramma delle persone che scappano per povertà, guerra e persecuzione dai loro Paesi per venire in Italia”, hanno spiegato. “Non per prenderci il lavoro e ucciderci, ma per disperazione. Non arrivano da noi in vacanza come turisti, ma affrontano viaggi dolorosi, fuggono dalla tragedia e spesso ne trovano altre”.
Per sottolineare il dramma, dunque, i due sportivi hanno aperto il loro esercizio con un urlo straziante, dicevamo, che è lo stesso che ogni giorno migliaia di uomini, donne e bambini lanciano tra le onde o sulle coste del nostro Paese. Quella “Pietà di Michelangelo” che si rinnova quotidianamente, tra madri e figli, mogli e mariti, sorelle e fratelli.
Urli, abbracci, drammi, visti e ripetuti dieci, cento, mille volte, e davanti ai quali ormai sembriamo quasi assuefatti. Come quando davanti all’ennesimo film dell’orrore ormai riusciamo a prevedere il momento in cui accadrà un’azione e preveniamo così anche la paura. “Ma questo non è un film”, come canta Fiorella Mannoia, ed è giusto allora che al di là di tutte le decisioni politiche, del braccio di ferro estenuante tra il nostro Paese e l’Europa, resti alta l’attenzione su questa emergenza, affinché non si perda il lato umano del dramma.
Per questo apprezziamo particolarmente la scelta dei nostri campioni mondiali di raccontare l’emergenza di Lampedusa, così come vogliamo sottolineare l’omaggio rivolto all’isola siciliana e al suo ex sindaco Giusi Nicolini dal cantante Bono Vox. “Grazie Italia”, ha commentato il leader degli U2, “perché mantieni le tue promesse, grazie alla guardia costiera e ai marinai che salvano le vite”, mentre sulle note di Ultraviolet scorrevano immagini di donne che hanno fatto la storia, tra le quali è stata inserita anche l’ex primo cittadino di Lampedusa.
Infine ci piace evidenziare anche un ulteriore commento apparso in questi giorni sui social network che purtroppo sempre più frequentemente si riempiono di contenuti razzisti, xenofobi, carichi di rabbia e odio. E’ quello del sindaco di Bari Antonio Decaro che nei giorni scorsi ha chiesto ai suoi concittadini un aiuto per gli immigrati. Pubblicando una foto che lo ritrae con una montagna di scatole piene di beni di prima necessità donati dai baresi, il primo cittadino scrive: “Qualcuno mi dice che ieri, chiedendo aiuto ai baresi per i vestiti e il cibo ai migranti sbarcati al porto, ho perso un sacco di voti. Mentre scrivevo il post confesso di averci pensato. Poi mi sono detto: meglio perdere le elezioni che l’umanità”.
Parole sante.
Il direttore
Vignetta di copertina: Freccia.