Viaggio nel Paese dei grandi contrasti, dove il passato si mescola al presente in un paradosso indefinito.
Settembre, come cantava Guccini, è il mese “dei ripensamenti sugli anni e sull’età”, ma nel mio caso è anche l’occasione per fuggire dalla quotidianità, almeno per un po’, prima di immergermi nuovamente nel tran tran università-lavoro-casa. La mia meta per definizione non può che essere il mio Paese di origine, dove ho la fortuna di trovare conforto nelle braccia di mia nonna, una delle poche abitanti di un villaggio nel bel mezzo del nulla. Inutile scrivere il nome, oltre che complicato è anche sconosciuto alle carte geografiche.
Lietuva (Lituania) deve il proprio nominativo alla pioggia, che rappresenta uno stato d’animo nazionale 365 giorni all’anno (o giù di lì). Questa, insieme all’ambra (pietra fossile caratteristica) e alla birra, è una delle particolarità che quasi tutti conoscono. Anche chi non è mai stato in visita saprebbe nominarvele, insieme alla leggendaria bellezza delle ragazze locali. Curioso che parlando con le persone del posto lo stereotipo venga immediatamente sfatato. Ma si sa, l’erba del vicino è sempre più verde.
Restando in tema, è proprio tale colore a farla da padrone. Immensi boschi si stendono a perdita d’occhio, radure fiorite trovano il proprio spazio tra un lago e l’altro, in un quadro di Natura selvaggia, ove è possibile avvistare animali di piccola e grande taglia semplicemente passeggiando vicino casa. Gran parte del territorio nazionale è lasciato allo stato selvatico, tanto che è possibile effettuare un viaggio di cento chilometri e oltre senza trovare traccia alcuna di urbanizzazione. La globalizzazione è una chimera, che stende i propri artigli sulle città, ove anche i giovanissimi pranzano alla catena di fast food più in voga, ma non è ancora riuscita ad afferrare le campagne, in cui villaggi dall’aspetto medioevale, con casette dai giardini curatissimi, senza alcuna recinzione, per non parlar di lampioni o simili particolari scontati nella nostra visione, sembrano tratte da una fiaba dei fratelli Grimm. Non stupisce che le festività pagane sia ancora molto sentite, nonostante la conversione cattolica del Paese, avvenuta nel 1200.
Per le anime avventurose, c’è da perder l’occhio. Tra i vari parchi-avventura nelle foreste, i percorsi di trekking e le cittadine che mettono a disposizione barche e canoe per circumnavigare i corsi d’acqua adiacenti la scelta è davvero vasta. Ovviamente la stagione migliore per dedicarvi agli sport è l’estate, in quanto la temperatura nel corso dell’anno è davvero rigida, con minime fino ai -20°C.
A questo punto, immancabile una trattazione della capitale, Vilnius. Perfetta per studenti, con università all’avanguardia, connessione WI-FI gratuita e rapida praticamente ovunque, numerosissimi caffè moderni (con cucina aperta tutto il giorno), centri commerciali immensi e vita notturna che soddisfa anche i più festaioli. Ma la più grande città della Lituania non è solo movida e shopping. C’è il centro storico, con le sue viuzze strette costeggiate di caffetterie, gelaterie e locali di ogni genere, le chiese gotiche e le basiliche ortodosse, per non parlare dei monumenti caratteristici, come la Torre di Gedimino, intorno cui si ergeva tutta la roccaforte e la collina delle Tre croci (anche conosciuti come i punti da dove si può ammirare meglio il panorama circostante, essendo quelli più elevati), e dei numerosissimi parchi, dai più curati ai più dispersivi. I quartieri si sviluppano nel pieno rispetto della Natura, nemmeno un albero sembra esser stato tagliato per far posto alle costruzioni, in un quadro paesaggistico di grande attrattiva. In definitiva, che si ricerchi l’aspetto culturale, quello naturale, la vita notturna o la modernità, non si può restar delusi da questa città, una vera e propria miniera di ricchezze.
D’obbligo anche una visita al quartiere degli artisti, Uzupis, situato nel centro di Vilnius, ma autoproclamatasi Repubblica autonoma, al sito archeologico UNESCO di Kernave, ove la storia si stende sotto i vostri piedi alla lettera (qualche chilometro fuori città), così come a Trakai, cittadina di pescatori nei pressi di un lago al centro del quale sorge un’isola il cui castello è oggi adibito a museo medioevale. Tutte e tre le località sono degne di essere ammirate per poter meglio comprendere la storia e lo spirito lituano.
Mentre sorseggiate uno dei tè caratteristici (o una birra, per gli amanti dell’alcool e non) e assaggiate la vostra porzione di Cepelinai (gnocchi molto grandi, generalmente ripieni di carne) non dimenticate di alzare gli occhi al cielo, per osservare le mongolfiere che solcano a intermittenza i grigi cieli del Nord, dando una nota di colore che rallegra lo sguardo ammirato dell’osservatore. E per i vegetariani, niente paura, la cucina lituana offre ottime alternative, dalle tradizionali zuppe calde e fredde alle versioni senza carne dei piatti tipici. Impossibile restare delusi, parola di una che per il mangiare è molto pignola!
E’ un turbinio di odori, sapori, impressioni, la Lituania. Per chi non si lascia scoraggiare dalle temperature rigide e dagli stereotipi (tutti sbagliati, compreso quello sugli abitanti, tutt’altro che “freddi” e scortesi) un’esperienza straordinaria è dietro l’angolo. Perciò mettete un paio di maglioni in valigia e tuffatevi, vi assicuro che non ve ne pentirete!
di Migle Camplone