Sono 35 gli aspiranti tutori volontari che a breve potranno occuparsi di minori non accompagnati in Abruzzo. Si è concluso ieri il primo corso promosso nella regione dall’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza con il supporto dell’European Asylum Support Office (EASO) per consentire anche in Abruzzo, in attuazione della Legge Zampa, di avere queste importanti figure di riferimento per i tanti minorenni stranieri che si trovano o arriveranno in futuro nel nostro Paese.
Stando agli ultimi dati ufficiali, infatti, sarebbero circa 19 mila i minori non accompagnati presenti in Italia e di questi, 127 vivono in Abruzzo (dati al 31 ottobre 2017), unica regione insieme alla Toscana a non avere ancora la figura del garante regionale (la Valle d’Aosta, dove sono presenti solo quattro minori, fa riferimento al Piemonte). Per questo motivo, l’Autorità Garante nazionale Filomena Albano, si è fatta promotrice di questo primo corso a Pescara, rivolto a 35 aspiranti tutori volontari, e al quale nel prossimo anno sicuramente faranno seguito altre edizioni in modo tale da garantire, anche in Abruzzo, la presenza di più persone disposte a farsi carico dei tanti minorenni presenti.
E’ bene specificare che si non tratta di affido o di adozione: i minori non accompagnati, infatti, vengono accolti in apposite strutture e non hanno bisogno di un tetto o di una famiglia che li ospiti. Ciò di cui c’è, invece, estremo bisogno, è che qualcuno si occupi di loro dal punto di vista burocratico. Dalle pratiche per il ricongiungimento familiare all’iter per l’ottenimento di tessere sanitarie o documenti di vario genere, fino ad arrivare a incombenze che ai nostri occhi appaiono semplicissime e che al contrario, per questi giovanissimi stranieri, possono rappresentare degli ostacoli insormontabili. Un esempio fra tutti: far recapitare un messaggio alle famiglie che sono rimaste nel luogo di origine per dire che si è sopravvissuti al viaggio della speranza. Un messaggio che ha un’importanza fondamentale sia per chi lo riceve, e dunque non è costretto a vivere nell’angoscia di non conoscere il destino di un proprio familiare, ma anche per lo stesso mittente, che in questo modo sa di non dare una preoccupazione aggiuntiva a chi è lontano.
Ma il ruolo più importante di un tutore volontario è senza dubbio quello legato all’aspetto umano e al rapporto di fiducia e affetto che si instaura con il giovane che gli viene assegnato dal tribunale. Parliamo dopotutto di ragazzi minorenni, di solito di età compresa tra i 15 e i 17 anni, che arrivano in un Paese straniero, senza conoscere né la lingua, né le regole, né le opportunità a loro disposizione. Giovani con alle spalle storie di drammi e sofferenze incancellabili, che hanno dunque bisogno di figure di riferimento per evitare di “perdersi” e di cadere nei tunnel dell’alcool, della droga o della criminalità organizzata.
Questi in sintesi sono gli onori e gli oneri ai quali va incontro un tutore volontario che, pur non essendo mai solo, perché costantemente supportato da istituzioni e figure di riferimento, ha bisogno di essere formato per comprendere appieno il proprio ruolo e poterlo svolgere con la massima serenità ed efficacia.
Per questa ragione il corso – aperto a chiunque al di sopra dei 25 anni, indipendentemente dal titolo di studio – prevede una formazione di 27 ore complessive che, dopo un’introduzione, si articolano in un modulo fenomenologico, uno giuridico e uno psico-sociale. Nell’ambito della formazione, si spazia dai diritti, doveri e responsabilità del tutore al sistema di accoglienza e protezione a livello locale, passando per il profilo dei minori non accompagnati, le principali procedure che possono coinvolgerli a livello giuridico, fino ad arrivare alle testimonianze dirette di chi è già tutore.
Il tutto, con la collaborazione di importanti realtà del Terzo settore che da sempre si occupano di queste tematiche come l’UNHCR, Save the Children, Sos Villaggi dei Bambini Onlus, Unicef e Terre des Hommes, solo per citarne alcune.