Detenute che comunicano con il mondo esterno tramite twitter. Com’è possibile?
Grazie a un’innovativa idea di Matteo Maggiore e Valerio Mangiafico, due creativi impiegati nel settore pubblicitario, che hanno dato origine al progetto “Tweet from a prison”.
L’iniziativa parte dal lavoro della Cooperativa sociale Made in Carcere, fondata e gestita da Luciana Delle Donne, che consente alle donne che stanno scontando la propria pena per reati minori di poter accedere a un percorso di formazione lavorativa utile a donare loro una seconda opportunità.
In particolare le detenute hanno la possibilità di utilizzare dei tessuti di scarto per creare braccialetti e gadget vari e restituire una nuova chance non solo a se stessa, ma anche ai materiali utilizzati che altrimenti finirebbero al macero.
Il progetto si fonda sulla constatazione che l’80% delle detenute che in prigione hanno avuto esperienze lavorative, una volta tornato in libertà non delinque più.
Ma come convincere le donne ad aderire al progetto?
E’ proprio qui che arriva la geniale intuizione dei due creativi Maggiore e Mangiafico, ossia puntare sui social network come incentivo trainante per le donne.
Uno degli aspetti più duri da affrontare per un carcerato è infatti la mancanza di comunicazione con i propri familiari e l’assenza di interazione con il mondo esterno. Incentivarli a lavorare per poter abbattere queste barriere comunicative, quindi, può rappresentare un grande sprone per loro.
Nasce da qui il progetto “Tweet from a prison”.
Le detenute possono cucire il loro tweet sul bracciale e mandarlo al mondo esterno attraverso i canali di vendita online del brand. Inoltre, un gruppo di ingegneri salentini ha progettato un software capace di far comunicare Twitter con una macchina da cucire.
Ogni volta che una detenuta riceverà una risposta al suo tweet, questa speciale macchina da cucire imprimerà il messaggio digitale su un telo, che ogni giorno verrà consegnato in carcere e fatto leggere alle detenute.
Per diffondere il progetto, è stato promosso un corto realizzato dalla regista Serena Corvaglia (che vi proponiamo di seguito), uno store on line su cui è possibile acquistare i gadget delle detenute, e un vero e proprio account Twitter attraverso cui comunicare con le donne coinvolte nel progetto.