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Ultra III, la scarpa realizzata con le alghe provenienti da acque inquinate

Si chiamano Ultra III, sono completamente ecologiche, rigorosamente di un solo colore – verde – e già in commercio da luglio. Ma soprattutto sono le prime scarpe al mondo realizzate grazie ad una schiuma composta da alghe.

A lanciarle è stata l’azienda britannica Vivobarefoot, specializzata proprio nell’ideazione di prodotti dal basso o nullo impatto ambientale. Come il brand inglese, altri grandi marchi sono sempre più decisi nel puntare a un tipo di moda che sia confortevole ma allo stesso tempo sostenibile, realizzando quindi scarpe o accessori privi dei classici derivati del petrolio. Certamente, nel caso di Vivobearefoot, gli ideatori hanno mostrato una grande dose di impegno e originalità, puntando tutto sulle alghe. Effettivamente la nuova sneaker è il risultato di una scommessa vinta, al punto che la nuova linea originale si è già da subito imposta sul mercato riscuotendo pieno successo da parte dei consumatori che hanno apprezzato la fattura naturale di fabbricazione ma anche la comodità e la bellezza estetica della scarpa.

Grazie alla collaborazione di Bloom Foam – un’azienda americana che progetta materiali ecologici – è stato dunque possibile generare questo materiale il cui acronimo è EVA (etilene vinil acetato), molto elastico e flessibile. Le alghe sono state raccolte non in un luogo qualunque ma da bacini o fiumi inquinati a rischio di sovraccarico algale. Dunque, a ben vedere, una doppia buona prassi ambientale soprattutto perché i tanti rifiuti chimici riversati nelle acque hanno al loro interno sostante estremamente dannose (nitrati e fosforo su tutte) che finiscono col dar luogo a uno sviluppo incontrollato di alghe che, a loro volta, rilasciano tossine che alterano l’ecosistema del luogo con grande pericolo per flora e fauna.

Un esempio, questo, di come sia possibile produrre oggetti indispensabili non solo evitando di impattare sull’ambiente, ma addirittura aiutandolo. Un paio di scarpe di Ultra III permette, di fatto, di “ripulire” 215 litri di acqua rifiltrata con nessun rilascio di CO2 nell’aria.

Non resta che applaudire questo tipo di iniziative e auspicare che in futuro altre aziende ne seguano l’esempio.

 

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Redazione