Non tutti sanno che Concord Italia è la piattaforma italiana di collegamento a Concord, la Confederazione europea che rappresenta 1600 ONG e associazioni della società civile che si occupano di cooperazione allo sviluppo e aiuto umanitario. Lo scorso dicembre si è tenuta a Roma l’assemblea costitutiva e già oggi aderiscono a Concord Italia oltre 50 organizzazioni. Tra queste ActionAid, Amici dei Popoli Amici dei Bambini, AIDOS, Amici del Mondo.it, AMREF, Annulliamo la distanza, ARCS, AUCI, AVSI, CBM, CEFA, CIAI, CIES, Centro per la formazione e la solidarietà internazionale, CIPSI Solidarietà e cooperazione, CISP, Centro Mondialità e Sviluppo Reciproco, Congass, COOPI, Consorzio ONG piemontesi, COSPE, CPS, CREA, CRIC, Medici con l’Africa CUAMM, Dokita, Centro Elis, ENGIM, FOCSIV, Fratelli dell’uomo, Green cross Italia, GVC, Halieus, IPSIA-ACLI, ISCOS CISL, LTM, Mani Tese, MLFM, Non c’è pace senza giustizia, Nexus, OIKOS, OXFAM, PRODOCS, Istituto Progetto Sud, Psicologi per i popoli nel mondo, Ricerca e Cooperazione, Semi di Pace International, SONIA, Terra Nuova, We World.
Parliamo qui di Concord Italia in relazione alla recentissima presa di posizione in vista del Consiglio Europeo del 28 e 29 giugno. Con una lettera inviata al presidente del Consiglio Matteo Renzi Concord Italia esprime preoccupazioni e avanza proposte su due temi centrali: il New Migration Partnership Framework e il ruolo europeo nell’applicazione dell’Agenda 2030.
In questa pagina vorremmo soffermarci soltanto sul primo tema per segnalare come il rischio della nuova posizione europea consista “nell’esternalizzare il controllo dei flussi attraverso la cooperazione con regimi repressivi, come il Sudan e l’Eritrea, o con Paesi in conflitto come Libia e Iraq (cause delle migrazioni e non soluzioni)”. Come già fatto con la Turchia, l’Europa sembra delegare il lavoro di contenimento dei flussi migratori ai Paesi africani a fronte di incentivi economici. Così facendo si corre il rischio di strumentalizzare la cooperazione allo sviluppo, subordinando la concessione di aiuti alla “protezione esterna” delle frontiere europee.
“Al contrario, Concord propone una programmazione vincolante in materia di ammissione dei migranti e un quadro giuridico che fornisca opzioni regolari per la mobilità come possibili interventi da mettere in campo: se l’Unione si dotasse di una vera e propria politica estera comune e assumesse una prospettiva di sicurezza umana nella sua politica di migrazione, invece di una più ristretta visione centrata sul controllo delle frontiere, i benefici delle migrazioni risulterebbero chiari ed evidenti”.
Per conoscere nel dettaglio la posizione di Concord Italia, Network delle ONG per lo sviluppo e le emergenze, proponiamo di seguito un ampio stralcio della lettera al presidente del Consiglio, rinviando alla consultazione del testo integrale.
Roma, 20 giugno 2016
Alla c.a. del Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi
e per conoscenza:
al Ministro Per gli Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale On.le Paolo Gentiloni
al Vice Ministro con delega alla Cooperazione Internazionale Mario Giro
al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio per gli affari Europei On.le Sandro Gozi
LETTERA IN VISTA DEL CONSIGLIO EUROPEO DEI CAPI DI GOVERNO DEL 28 E 29 GIUGNO
In vista della riunione del Consiglio europeo, CONCORD, la confederazione europea delle ONG per lo sviluppo, di cui Concord Italia fa parte, desidera portare alla sua attenzione alcune raccomandazioni per l’attuazione da parte dell’Unione Europea dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile in vista dell’incontro HLPF (High-level Political Forum on Sustainable Development) del prossimo luglio. Vorremmo esprimerle alcune preoccupazioni e contributi sul punto in agenda, riguardante la recente proposta del “New Migration Partnership Framework“.
È necessaria un’attuazione ambiziosa dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile da parte dei leader europei.
Nove mesi dopo l’adozione dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, si stanno definendo i piani per attuarla in diversi paesi e regioni di tutto il mondo. Nel mese di luglio, si riunirà l’HLPF per valutare la situazione e lanciare partenariati ed azioni per progredire verso gli obiettivi condivisi. Nella fase di preparazione del Forum politico ad alto livello delle Nazioni Unite, l’Unione europea dovrebbe continuare a svolgere un ruolo di primo piano, ispirando gli altri paesi e mostrando ambizione nell’attuazione dell’Agenda 2030 con proposte di piani concreti a livello nazionale ed europeo, che riflettano la natura universale, integrata, interconnessa e globale dell’Agenda, al fine di garantire il benessere di tutti nel rispetto dei limiti delle risorse del pianeta.
Pertanto, chiediamo ai capi di Stato e di Governo europei, in vista del Forum di Alto Livello, di assumere congiuntamente una forte dichiarazione politica che impegni l’Unione ad attuare efficacemente l’Agenda 2030 su tutti gli obiettivi in discussione.
Questa dichiarazione dovrà assicurare un elevato livello di ambizione e di chiarezza su come l’Unione intende realizzare l’Agenda, attraverso tutte le sue politiche interne ed esterne. Entrambe le politiche devono essere allineate in una strategia europea globale, che riconosca la coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile come prerequisito all’integrazione delle dimensioni ambientali, economiche e sociali. La strategia globale e la revisione del “Consenso Europeo per lo Sviluppo” devono porre al centro l’impegno del nostro continente per l’attuazione dell’Agenda 2030, e affrontare le cause strutturali delle sfide globali: disuguaglianza, povertà, migrazioni, cambiamento climatico e degrado ambientale. Sulla base del principio di universalità dell’Agenda, vi è urgente bisogno di rivedere le politiche interne europee, in particolare per quanto riguarda l’agricoltura, l’energia, la produzione e il consumo sostenibili, affinché esse siano in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030. Inoltre per una forte dichiarazione politica UE sull’attuazione dell’Agenda 2030, come società civile incoraggiamo gli Stati membri a chiedere alla Commissione europea di:
(1) pubblicare una valutazione generale su quali sono i piani di attuazione dell’Unione per affrontare gli obiettivi fissati nell’Agenda 2030 e consentire a tutti gli attori della società civile e istituzionali interessati di partecipare e analizzare la situazione;
(2) organizzare una consultazione pubblica multistakehoder per raccogliere le opinioni di una vasta gamma di attori interessati, arricchendo la valutazione sul piano europeo;
(3) preparare prima della fine del 2016 una Comunicazione che delinei chiaramente la strategia di attuazione dell’Agenda 2030 attraverso politiche interne ed esterne.
La Comunicazione della Commissione dovrebbe fornire orientamenti agli Stati membri per l’attuazione dell’Agenda e sostenerli in tutta la fase di realizzazione, indicando un sistema di monitoraggio, responsabilità e revisione a livello europeo. Tale quadro dovrebbe coprire l’intera Agenda, compresi i principi e le modalità di attuazione, incoraggiare l’apprendimento reciproco, riorientare gli sforzi e gli strumenti di attuazione, laddove si dimostrerà necessario.
Rivedere alcuni aspetti chiave della proposta di “New Migration Partnership Framework”.
Vorremmo condividere le nostre osservazioni e preoccupazioni sulla recente Comunicazione della Commissione Europea sul Nuovo Quadro di Partenariato sulle Migrazioni (“New Migration Partnership Framework” “), del 7 giugno, che sarà discussa durante la riunione del Consiglio.
La Comunicazione della Commissione accoglie molti punti avanzati dal Migration Compact presentato dal Governo italiano. Condividiamo l’approccio strutturale e la forte attenzione alla dimensione esterna con il lancio di un “Piano per l’Africa”, che deve però essere fondato in modo più chiaro sul rispetto dei diritti umani, sui principi della cooperazione allo sviluppo, sugli obiettivi dello sviluppo sostenibile e sul riconoscimento che le migrazioni sono un fenomeno positivo per lo sviluppo, se sicure e ben regolate (come indicato in uno dei target del decimo obiettivo degli SDG).
La proposta della Commissione rafforza l’approccio ingiusto e improduttivo dell’Unione in materia di migrazione, centrato sulla limitazione di accesso al territorio europeo, a tutti i costi. È viziato l’assunto, ed è destinata al fallimento l’ipotesi che maggiori e ostili controlli alle frontiere fermeranno le persone determinate a rischiare la vita per fuggire dai propri Paesi.
Non condividiamo questa proposta volta ad esternalizzare ulteriormente il controllo delle migrazioni, e di cooperare con regimi repressivi, come il Sudan e l’Eritrea, o con paesi in conflitto come Libia ed Iraq, solo allo scopo di limitare i flussi migratori. Questi paesi sono essi stessi causa delle migrazioni forzate e non la soluzione, senza adeguate modalità di appoggio alla transizione democratica e per il rispetto dei diritti umani. Tutto ciò avrà un impatto negativo sulla credibilità dell’Unione europea nel mondo. A causa del patto UE-Turchia, con il quale è stata già esternalizzata la protezione in un altro Paese non sicuro in cambio di finanziamenti, l’UE ha perso la sua capacità di spingere altri Paesi ad accettare e proteggere i rifugiati senza condizioni annesse, come sarebbe in linea con il diritto internazionale. L’UE non sarà in grado di trovare una via d’uscita dalle sue responsabilità, delegando a terzi la soluzione del problema e la tutela di principi e diritti fondamentali.
Al contrario accordi realistici, con una programmazione vincolante in materia di ammissione dei migranti, permetterebbero ai Governi europei di pianificare e governare il fenomeno migratorio con efficacia. Oltre al sostegno dell’Unione europea alla creazione di un programma di reinsediamento globale guidato dalle Nazioni Unite, come proposto nella Comunicazione, l’UE, e in particolare il concerto dei suoi Stati membri, dovrebbe sviluppare un quadro giuridico che fornisca opzioni regolari per la mobilità sia per i lavoratori altamente qualificati che poco qualificati. In effetti, assicurare canali regolari per la migrazione permette alle persone a rischio di cercare la sicurezza e realizzare i loro diritti senza ricorrere a reti criminali, proteggendo così anche i valori fondamentali e l’etica che dovrebbero assicurare all’Unione una leadership morale nel mondo.
Mentre la Comunicazione fa riferimento alla necessità di affrontare le cause profonde delle migrazioni nel lungo periodo, nel breve termine aggira il punto fondamentale che riguarda l’impegno politico di alto livello per prevenire e gestire le crisi. Questo punto avrebbe un impatto maggiore di qualsiasi altra azione sulle migrazioni forzate. È necessario che l’Europa si doti di una vera e propria politica estera comune, centrata sul prevenire o sbloccare le crisi prolungate.
CONCORD è fortemente preoccupata per le intenzioni dichiarate dalla Commissione di aumentare le condizionalità applicate ai partenariati con i Paesi africani – sia sui fondi di sviluppo che su altre forme di sostegno finanziario – mediante l’attuazione di una combinazione di incentivi positivi e negativi con un unico obiettivo, ovvero il controllo delle migrazioni. Questo va contro il Trattato di Lisbona, nel quale si afferma esplicitamente che l’obiettivo della cooperazione allo sviluppo dell’UE è la riduzione della povertà. Ciò si pone anche in grande contrasto con gli impegni assunti dall’UE a Parigi e Busan, e nell’Agenda 2030, compreso il principio di salvaguardare la responsabilità dei Paesi partner per le proprie politiche di sviluppo.
La Comunicazione della Commissione non dovrebbe sovvertire i principi fondamentali sanciti nei trattati europei e negli accordi internazionali per strumentalizzare la cooperazione allo sviluppo, e servire gli interessi di sicurezza e della gestione della migrazione. Ricevere aiuti allo sviluppo dall’UE dovrebbe essere libero da condizioni relative alla disponibilità dei Paesi Terzi a sostenere il bisogno dell’Unione di affrontare l’immigrazione irregolare.
Invitiamo pertanto a distinguere nettamente tra la cooperazione allo sviluppo e le altre forme di partenariato, rendendole coerenti, e di far sì che gli aiuti allo sviluppo dell’UE vengano utilizzati solo per quello a cui sono destinati.
Decidere di migrare può essere un modo per migliorare le condizioni vita e contribuire allo sviluppo, che è anche il motivo per cui i migranti sono considerati come attori chiave nell’Agenda 2030. Se l’Unione assumesse una prospettiva di sicurezza umana nella sua politica di migrazione, invece di una più ristretta visione centrata sul controllo delle frontiere, i benefici delle migrazioni risulterebbero chiari ed evidenti.
Contiamo su di lei e sull’azione del governo italiano per sostenere le nostre richieste. In attesa di un suo eventuale riscontro, rimaniamo a sua disposizione per fornirle qualsiasi ulteriore informazione o chiarimento necessario. Cordialmente,
Francesco Petrelli, Portavoce di Concord Italia
Andrea Stocchiero, Coordinatore Gruppo Immigrazione