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Un evento da ricordare, la penicillina e la sua singolare storia

La scoperta della penicillina da parte di Alexander Fleming risale al 1928. Rivoluzionò il mondo scientifico, non a caso nel 1945 lo scienziato fu insignito del Premio Nobel per la medicina.

Ci piace ricordare, nell’anniversario del giorno in cui la scoperta si rivelò una vittoria – il 14 marzo del 1942 – la bella storia, le particolari circostanze e le intuizioni che permisero a Fleming di scrivere per sempre il suo nome nella storia. Lo scienziato stava lavorando su alcuni batteri coltivati in capsule quando, fortuna volle, fu costretto ad assentarsi alcuni giorni dal suo studio. Quando vi fece ritorno notò che in una capsula era presente, distinguibile a vista, uno strano alone dal colorito chiaro. Incuriosito, analizzò la capsula più da vicino e scoprì che i batteri erano morti. Al centro dell’area chiara di cui abbiamo parlato era presente una muffa che aveva contaminato le colture e, in maniera piuttosto logica ma al tempo stesso geniale, lo scienziato pensò che quella muffa fosse la causa della morte dei batteri.

Scoperta la causa, come i principi della scienza vogliono, bisogna pensare alla cura, in questo caso all’antibiotico – che deriva dal greco e significa “contro la vita” – e chiamato così non di certo per un motivo casuale: alcuni microorganismi ne uccidono altri. Nel caso specifico, la muffa era un fungo chiamato Penicillium, da cui il nome del farmaco.

Ora, a rigor di logica, si potrebbe pensare che da questo punto della storia in poi, tutto andò benissimo per Fleming. Ma non è così. La penicillina, infatti, fu testata in Gran Bretagna su animali e uomini per lungo tempo, ma con scarsi risultati.

Ma il 14 marzo del 1942, 75 anni fa, ecco la svolta. All’ospedale di New Haven, nel Connecticut, si presentò una donna, l’infermiera Anne Miller con una febbre altissima da giorni a causa di un’infezione da streptococco. I medici cercarono di curarla in ogni modo: trasfusioni di sangue, interventi chirurgici, tentarono cure di ogni genere e comunque fecero quanto era nelle loro possibilità. Finché, determinati a non mollare, optarono per un ultimo tentativo, somministrare la penicillina. Non era purtroppo semplice reperirla, basti pensare che fu coinvolto il Governo per ottenere un cucchiaio del nuovo preparato. La prima iniezione venne effettuata durante lo stesso giorno, era già notte.

Sotto gli occhi increduli dei medici, da subito, Anne Miller mostrò un gran miglioramento fino alla completa guarigione. Perché, allora, la penicillina aveva salvato la vita della donna e invece si era dimostrata poco efficace negli altri casi? La risposta alla domanda stava nel fatto che i germi mutavano con il passare del tempo, quindi se la prima penicillina agiva in modo particolare contro i germi Gram positivi, non si poteva dire lo stesso per quelli Gram negativi. Insomma i batteri non erano degli sprovveduti e non avevano alcuna intenzione di essere trattati da tali, pertanto giocavano a cambiare forma e a diventare più resistenti.

Stabilita questa evidenza, la ricerca medica si concentrò a stanare nuove molecole per contrastare le nuove infezioni. E ci riuscì. Col risultato, che poi, il caso di Anne Miller diede impulso a una massiccia produzione industriale per curare i tanti feriti della Seconda guerra mondiale.

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Redazione